Prodotta interamente dalla Fandango, B. B. e il Cormorano è l’opera prima che Edoardo Gabbriellini sta girando a Calambrone, fra Pisa e Livorno. L’attore di Ovosodo e Baci e abbracci si trova davanti e dietro la macchina da presa con tempi serrati di ripresa fino alla fine di ottobre e possibile uscita in primavera (distribuzione da decidere fra Fandango e Medusa). Nel cast anche Carolina Felline (Biuti Quin Olivia) e Luce Caponegro, già in arte Selen, che con questo film volta definitivamente le spalle all’hard core.
C’è l’ombra di Paolo Virzì sul tuo debutto nella regia?
In parte sì. Se ho fatto del cinema, è solo grazie a lui. Da Virzì ho imparato tanto e spero di avere messo in pratica la sua lezione.
Anche nella tua storia, come in My name is Tanino, il protagonista Mario lascia l’Italia per gli States…
E’ una bella coincidenza. In verità non ci va in America. E’ la storia di un personaggio che ha un mito immaginario e costruito di New York e soprattutto dello zio che ci vive: il fantomatico zio d’America. Gli States rappresentano la classica via di fuga del personaggio. Nessun riferimento al Tanino di Virzì, anche perché la scrittura è stata quasi contemporanea, ma io ero da tutt’altra parte. E poi il mio personaggio resta a Calambrone.
Perché hai scelto Calambrone per il set?
In realtà, ho sempre odiato questa zona da bambino. C’è una malinconia di fondo in quel viale che ho imparato ad apprezzare solo crescendo. La darsena così vicina, dietro alla pineta le ciminiere della raffineria e poi queste costruzioni. La storia è proprio partita dall’atmosfera del luogo.
Come nasci regista?
Non nasco, m’improvviso. Ero un amante dei super8, anche prima di conoscere Virzì e “spataccavo” nel circuito dei centri sociali. Ho fatto dei tentativi, mai con una vera messinscena. L’anno scorso ho realizzato un super8 a New York con un amico e forse alcuni brani li inserirò nel film. E’ stato però lo scorso 23 settembre che mi sono trovato a piazzare la macchina e a dirigere un cast.
Sei andato direttamente da Domenico Procacci con la tua idea?
Sì, ho conosciuto Procacci per caso a un festival. E’ una figura atipica di produttore. Ho avuto un rapporto diretto, dove la parte artistica e quella produttiva non sono separate. E’ stata una crescita continua e nessuno mi ha imposto niente.
Nel cast ci sono persone con cui hai lavorato in film precedenti.
Paolo Vivaldi faceva il manovale sul set di Baci e abbracci dove l’ho conosciuto. La sua figura di ‘orsone’ buono mi ha sempre intenerito e mi è sempre piaciuta. Giorgio Algranti l’ho conosciuto grazie a Virzì perché aveva fatto una parte in La bella vita e in Ovosodo. E’ nata un’amicizia e parte della sceneggiatura l’ho scritta nella sua bellissima casa in campagna.
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