Lo sbarco sulla Luna, il rapimento Moro, le stragi del terrorismo e quelle di mafia, i disastri naturali, fino alla pandemia. Edizione straordinaria è un documentario, in onda su Rai 3 sabato 5 dicembre, proposto da Rai Cultura, ideato e realizzato da Walter Veltroni, con il materiale storico di Rai Teche, grazie alla collaborazione con i ricercatori Enrico Salvatori, Marta Lalicata e Francesco Russo, e il montaggio di Paolo Carpineta, per un anno e mezzo di lavoro.
Un viaggio nella Storia recente, dal ’54 ad oggi, che in un’ora e mezza ripercorre i momenti esatti in cui gli italiani hanno appreso i grandi eventi, fissati dalle immagini giunte da tutto il mondo e per questo divenute simboliche.
“L’idea nasce dalla constatazione che, per un certo periodo di tempo, le edizioni straordinarie sono state il mezzo attraverso cui gli italiani hanno saputo ciò che accadeva nel mondo – ha dichiarato Veltroni in un’intervista all’ANSA. – Mi interessava capire l’evoluzione del linguaggio, indagare nelle teche della Rai per capire come gli italiani avessero saputo o non saputo le notizie”. C’è, ad esempio, il caso della morte di Luigi Tenco, data tra le ultime notizie del Tg, nel quale il conduttore disse semplicemente: “Il Festival di Sanremo continua nonostante la morte di Tenco”.
“Ci sono state grandi grandi rimozioni nella Storia – sottolinea Veltroni -. Non si trova neanche la registrazione della serata in cui Tenco cantò. C’era uno stigma nei confronti dei suicidi e un suicidio durante il programma di maggior interesse per gli italiani andava in qualche modo rimosso”.
Si parte dai primi Tg, con in sovrimpressione la data della notizia e l’orario in cui l’agenzia ANSA la lanciò. “Miinteressa il cambiamento del linguaggio – prosegue l’autore -. All’inizio c’erano gli eredi delle radiocronache, come quelle che faceva mio padre. A partire dagli Anni ’60 arrivano i veri e propri annunci televisivi, come con l’omicidio di Kennedy. Poi fu il tempo dei grandi giornalisti, come Sergio Zavoli, Piero Angela, o Andrea Barbato. Poi la riforma della Rai con il Tg1,Tg2 e Tg3 e venne la stagione dei grandi conduttori. Progressivamente la situazione cambiò fino ai tempi dei socialnetwork con la riduzione del ruolo dei conduttori che sono invece, secondo me, una figura molto importante”.
“Comunque la Rai ha raccontato la Storia nella maniera che meritava di essere raccontata. C’è un patrimonio di saperi, il coraggio dei cronisti e dei montatori che andava raccontato. Ho cercato di farlo con grande amore. E per questo il documentario è dedicato ai giornalisti e agli operatori caduti nel fare il loro mestiere. Uno dei momenti più belli è il racconto che Flavio Fusi fa della morte di Ilaria Alpi”.
“La memoria è una mia ossessione – spiega ancora Veltroni. Ho l’impressione che siamo in un tempo in cui c’è una grande rimozione della memoria. Per questo, quello che cerco di fare in ogni campo è un tentativo di riconnettere noi con il nostro passato, risvegliando la coscienza critica del nostro passato. Pensiamo ai danni che ha fatto la rimozione del terrorismo e della Shoah. Le grandi ferite provocate dal mettere la polvere sotto il tappeto. Occorre sfuggire a questo presentismo nel quale il tempo dei social ci confina”.
Lo sguardo dell’autore è rivolto ai giovani, ma non solo.”Nei ragazzi – sottolinea – ho una enorme fiducia, stanno dimostrando un grande senso di responsabilità, anche se vivono in un tempo difficile proprio per questa rimozione della coscienza e della speranza. Più che ai giovani, però, questo lavoro è rivolto agli adulti, che sembrano essersi smarriti e hanno bisogno di riconnettersi con la nostra Storia“.
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