Ecco il cinema fatto a mano


Handmade Cinema, cinema fatto a mano. Quello degli straordinari artigiani italiani che hanno confezionato con ago, forbici e pennelli i sogni e le visioni di grandi registi come Federico Fellini, Terry Gilliam e Luchino Visconti. Ce lo racconta in 50′ il documentario della giornalista Laura Delli Colli e di Guido Torlonia presentato alla Scuola Nazionale di Cinema nell’ambito dell’accordo tra Louis Vuitton e Centro Sperimentale di Cinematografia. La Maison, che sta per inaugurare uno store romano negli spazi dell’ex Cinema Etoile di Piazza in Lucina, storica sala aperta nel 1907 e chiusa dal ’91, dove si potranno anche vedere cortometraggi e filmati, ha deciso di sostenere la scuola con borse di studio, laboratori e altre iniziative di promozione dei giovani talenti. Un investimento di 150mila € in tre anni, ma non è il budget che conta per Geoffroy van Raemdonck, presidente di Louis Vuitton Sud Europa. “La trasmissione del savoir-faire e della creatività è uno dei valori fondanti di Louis Vuitton. Siamo impegnati nell’educazione e nel sostegno dei giovani in varie parti del mondo e poi abbiamo un patrimonio storico in comune. Il CSC, fondato nel ’35, è la più antica scuola di cinema, noi siamo nati nel 1854″. Per Marcello Foti, direttore generale del CSC: “In un clima di globalizzazione fa bene valorizzare il patrimonio artigianale condiviso dal cinema e dalla moda”. Subito coinvolti alcuni grandi della creatività come il costumista Piero Tosi – cinque volte candidato all’Oscar – che sarà a capo di un laboratorio di specializzazione in costume, che coinvolgerà anche i corsi di scenografia, fotografia e recitazione intorno alla realizzazione di abiti dell’anno 1680. Altri nomi importanti, come Peppino Rotunno, Andrea Crisanti e Gabriella Pescucci, sostengono il progetto con convinzione.

 

Lo stesso Tosi, con Maurizio Millenotti, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, guida lo spettatore di Handmade Cinema a scoprire lo stile di Cinecittà e dintorni in un film che si spera possa portare all’estero i segreti di falegnami, sculturi, sarte e modiste… Tutto parte da una foto di Chiara Mastroianni bambina. A 8 anni accompagna papà Marcello al lavoro e oggi racconta: “Ero emozionata, quel giorno. Molto curiosa di capire cosa fosse un set. Papà mi aveva fatto sedere accanto a lui su una sedia di stoffa vicino a un groviglio di cavi, luci, interruttori. Mi sembrava un circo di gente un po’ matta e, chissà, forse in quel momento ho pensato per la prima volta che quello sarebbe stato il mio mondo. Il bello di un film è proprio lì, tra falegnami e carpentieri, pittori e scultori”.

 

“Artigiani o artisti?”, si chiede Ferretti. Artigiani rispondono molti di loro, ma poi ti incantano con quella capacità di rifare la Cappella Sistina prima, durante e dopo, di costruire il rinoceronte di E la nave va, che Fellini immaginava come un camion rovesciato sull’autostrada, di replicare la Monna Lisa di Leonardo. Sono opere dello scultore Gianni Gianese, il Bernini del polistirolo, o del pittore Michele Fanculli, detto Michelino ma bravo quasi come Michelangelo. Luigi Sergianni, per gli amici semplicemente Sergianni, si fa intervistare orgoglioso sul set di Gangs of New York, che a Cinecittà è ancora in piedi anche se ha ospitato tanti altri film dopo quello di Scorsese, e adesso ci sono le scolaresche che lo visitano. I De Angelis, sempre negli studi di Via Tuscolana, hanno una specie di gipsoteca dove conservano ancora la sfinge di Cleopatra e i delfini di Ben Hur. Poi c’è Manlio Rocchetti, con le sue parrucche fatte all’uncinetto, filo per filo, o i Pieroni, che fanno cappelli e copricapo da esportare ovunque e conservano i calchi di teste famose, da Sofia Loren a Carlo Verdone, che ha una “capoccia” pare irripetibile, alla fronte bombata di Francesca Neri. Mentre la sartina di Tirelli ancora ricorda le balze dell’abito con cui Claudia Cardinale fece il provino per Il Gattopardo.

 

autore
18 Gennaio 2012

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