“Siamo nati a pane Totò e Peppino. Sappiamo i loro film a memoria” sono questi i primi riferimenti di Fabrizio e Federico Sansone, in arte I Sansoni, attori e comici palermitani che, sul solco di Ficarra e Picone (di cui sono amici da sempre), sono pronti al grande passo del cinema. Dopo tanta gavetta che li ha portati dal web, alla tv (con Striscia la Notizia e l’ultimo Sanremo), i due fratelli saranno protagonisti di E poi si vede, commedia di Giovanni Calvaruso, in sala dal 27 marzo distribuito da Warner Bros, che affronta il tema della ricerca spasmodica del posto fisso da parte delle nuove generazioni, soprattutto nel Sud Italia. Al fianco dei due esordienti troviamo attori del calibro di Donatella Finocchiaro, Ester Pantano, Domenico Centamore e Paola Minaccioni.
Protagonisti del film sono tre ragazzi con lo stesso obiettivo: vincere il concorso per un posto da impiegato nell’ufficio legale del Comune. Federico (Federico Sansone), laureato in giurisprudenza, ma solo per compiacere il padre consigliere, spera in una sua raccomandazione; Fabrizio (Fabrizio Sansone), avvocato sulla carta ma non praticante nella vita, tenta di superare l’ennesima prova statale e Luca che da quando è nato ha avuto sempre la strada spianata. Solo per uno di loro si realizzerà il sogno di una vita, fin quando le cose non prenderanno una piega inaspettata.
“Come siamo passati dal web a Warner? Intanto abbiamo fatto tanta gavetta a teatro prima del web, un’autogavetta. Ma il web in fondo – dicono I Sansoni – non è forse una metafora della meritocrazia? Ci siamo conquistati il pubblico da soli e Warner ci ha dato poi questa straordinaria possibilità. Siamo insomma la testimonianza che ce la si può fare”.
Dopo Sanremo sono stati accolti a Palermo come degli eroi: un successo così veloce fa paura? “Certo puoi anche sparire da un momento all’altro. Ad esempio quando si guarda una carriera come quella di Ficarra e Picone capisci quanto è importante la tenuta. È quella che poi fa la differenza. Anche in questo sono straordinari”. Mentre sul politicamente corretto dicono: “Non ci siamo mai davvero imposti paletti in questo senso. Spesso poi oggi il politicamente corretto ne crea l’idealizzazione. Noi si può dire che siamo per ‘umanamente corretti’“. (C.DA)
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