E’ morto il regista Umberto Lenzi, protagonista della stagione dei cosiddetti poliziotteschi italiani. Aveva 86 anni. Dalla casa di riposo Villa Verde era stato ricoverato all’ospedale Grassi di Ostia dove è deceduto. Lo conferma la struttura sanitaria dove era ospite da tempo. Nato a Massa Marittima il 6 agosto 1931, fra le sue opere più note Milano odia: la polizia non può sparare, Roma a mano armata e Napoli violenta. Lenzi ha usato talvolta lo pseudonimo di Hank Milestone oppure Humphrey Humbert o ancora Harry Kirkpatrick. Si è sempre dichiarato anarchico. Tra i suoi maestri, ha sempre messo al primo posto Raoul Walsh e Samuel Fuller. Nel 2008 ha debuttato nella veste di scrittore di noir.
Nel cosiddetto poliziottesco ha trovato il suo terreno più fertile, risultando il più prolifico cineasta di questo genere e firmando alcune tra le opere più apprezzate dal pubblico. Tra queste Milano odia: la polizia non può sparare (1974), un film violento e atipico incentrato sull’ascesa criminale di un viscido delinquente interpretato da un Tomas Milian perfetto e altri due polizieschi molto violenti: Roma a mano armata (1976), con la coppia Milian e Maurizio Merli e Napoli violenta (1976), quest’ultimo capace d’un incasso record di 60 milioni di lire solo nel primo weekend di programmazione, con protagonista ancora Merli impegnato, senza controfigura, in un lungo e spettacolare inseguimento sopra la funicolare del rione di Montesanto (Napoli). Con l’attore cubano Tomas Milian, Lenzi aveva creato un duraturo sodalizio che contribuì alla riuscita di molte pellicole, fra cui Il giustiziere sfida la città. Insieme a Milian, inoltre, il regista inventa anche il personaggio de Er Monnezza, simpatico e furbo ladruncolo borgataro, che appare in Il trucido e lo sbirro e La banda del gobbo, fino al piccolo tradimento che Milian fa nei confronti di Lenzi, interpretando sempre Er Monnezza nel film di Stelvio Massi, La banda del trucido. Lenzi contribuisce anche al grande successo di Maurizio Merli, presenza costante nei suoi polizieschi nel ruolo del commissario tutto d’un pezzo, in film come Napoli violenta e Il cinico, l’infame, il violento.
È del 2016 la biografia scritta da Silvia Trovato e Tiziano Arrigoni in cui si ripercorre la vita del regista, dalla giovinezza in Maremma al Centro sperimentale di Roma, al cinema di genere (anche l’horror cannibalico) che lo ha portato a sperimentare linguaggi, idee e storie alla sua passione libertaria per la Guerra civile spagnola, che definiva “unica rivoluzione sociale del XX secolo”
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