E’ la democrazia il retaggio dei Bhutto


“Oggi, perfino nei più remoti villaggi, nessuna donna accetterà più supinamente barriere imposte tra lei e il suo futuro”. Questa è, nelle parole del produttore Mark Siegel, che alla figura di Benazir Bhutto dedica un corposo documentario presentato al Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Spettacolo/Eventi Speciali, l’eredità lasciata dalla coraggiosa politica pakistana scomparsa il 27 dicembre 2007 in seguito a un attacco avvenuto al termine di un suo comizio.

“Era certamente una donna unica, senza paura – continua Siegel che di Benazir fu amico personale, speech writer e fondamentale punto di contatto con Washington – Non accettava ostacoli o barriere, e lottava per trasformare ogni no in un sì”.

Il film, intitolato semplicemente Bhutto, racconta la storia personale di Benazir attraverso una selezione da oltre 75 ore di materiali d’archivio “molti dei quali – spiega il regista Duane Baughman – totalmente inediti in Occidente, perché tenuti sotto chiave. Molto di questo è stato possibile solo grazie alla memoria di Mark. Ho sentito l’esigenza di realizzare questo film subito dopo la sua morte, e immediatamente mi sono reso conto che non potevo raccontare la vita e la causa di Benazir Bhutto senza raccontare la storia della sua famiglia, del suo paese, del Pakistan e della separazione dall’India, dell’invasione sovietica in Afghanistan. E’ stato davvero un lavoro complesso”.

Tanto amata dal popolo, quanto invisa all’establishment militare della nazione e della classe politica, formata prevalentemente da uomini, Bhutto incarna una metafora del conflitto tra terrorismo e moderazione destinato a sconvolgere il mondo. Il film racconta in maniera fedele, senza santificazioni e con ammirevole equilibrio, la vicenda della prima donna ad essere eletta Primo Ministro in un paese musulmano, mettendo in luce anche le fratture che si sono venute a creare tra i membri della sua famiglia, e lasciando la parola anche a chi non può certo definirsi un suo sostenitore. Corposi, ad esempio, gli interventi del generale Musharraf, suo diretto rivale accusato di essere il mandante dell’omicidio.

“Sono stato fortunato – racconta ancora il regista – perché sono riuscito a intervistare tutti quelli con cui volevo parlare, tranne Hillary Clinton, che si è negata. La qualità che serve di più a un documentarista sono le nocche della mani. Bisogna bussare a molte porte e fare molte telefonate, e insistere. Ma nel mio caso, sia quelli che erano a favore di Benazir Bhutto, che quelli che le erano nemici, hanno voluto comunque parlare ed esprimere la loro opinione. Musharraf ha voluto in cambio solo una scatola di sigari cubani e una bottiglia di champagne, e a metà di entrambi parlava davvero apertamente”.

Dopo gli studi ad Harvard e Oxford in vista di una tranquilla carriera nella diplomazia, Benazir viene bruscamente gettata nell’arena politica quando suo padre ex primo ministro e primo Presidente del pakistan eletto democraticamente, Zulfikar Ali Bhutto viene deposto da un colpo di stato militare guidato dal capo delle Forze Armate Sia ul-Huq e, successivamente, impiccato in quel che venne definito “omicidio giudiziario”. Da allora dedica la propria vita a vendicare il padre e a riabilitare il nome della sua famiglia, ma anche e soprattutto la democrazia per la quale suo padre si batteva.

“Ha fatto moltissimo per l’istruzione, il ruolo delle donne, l’assistenza sanitaria – conclude Siegel – Non so cosa avrebbe potuto fare se fosse arrivata al terzo mandato commenta ancora Siegel ma certo ha ispirato milioni di donne, musulmane e non, in tutto il pianeta. E il suo messaggio era: “Yes, you can”.

In sala è intervenuto per un saluto, evitando però, comprensibilmente, di rispondere a domande, il figlio di Benazir, Bilawal Bhutto, da lei scelto nel suo testamento come nuova guida del Partito popolare pachistano. “Ringrazio tutti per essere presenti – ha detto – questo film racconta una storia per me molto importante, ma penso che tutti dovrebbero conoscerla, leggendo e informandosi, oppure guardando questo bellissimo documentario”.

autore
30 Ottobre 2010

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