I due Francesco fanno il miracolo per la 15esima Festa di Roma. In teoria una missione impossibile, funestata dall’impennata dei contagi, condotta a termine anche grazie a due eventi mediatici come la prima del documentario sull’ex capitano della Roma Francesco Totti – pur in sua assenza – e quella del film sul Papa che ha fatto parlare di sé per le dichiarazioni sul tema delle unioni gay. “Totti sta aiutando il cinema italiano, tanto che è stato prorogato in sala, il film su Bergoglio ha conquistato 350 prime pagine in tutto il mondo, è stato un momento storico partito da noi, questo è il senso della Festa”.
E’ il direttore artistico Antonio Monda a parlare, accanto a lui la presidente della Fondazione Cinema per Roma Laura Delli Colli. Che esordisce con parole misurate: “Siamo contenti di essere arrivati ad oggi, in sicurezza e con pazienza. Giornalisti e pubblico ci hanno aiutato ad andare avanti in queste giornate segnate da qualche inevitabile defezione, tutte o quasi dovute al coronavirus. Questo non è il momento di fare calcoli, come ha detto Nicola Maccanico. L’impennata dei contagi è stata un nemico quotidiano, ma siamo riusciti a stare nelle sale, nella città e anche in qualche luogo della regione con grande attenzione al sociale, con le proiezioni a Rebibbia, al Policlinico Gemelli, a Tor Bella Monaca, nei musei, anche nelle case rifugio per le donne che hanno subito violenza”.
“L’altissima qualità ci è stata riconosciuta da tutti – prosegue Monda – con 260 talents, anche internazionali, tra cui Steve Mcqueen, John Waters dagli Stati Uniti, Vinterberg, Tom Yorke che è arrivato ieri sera, Pete Docter, Chazelle, per non parlare dei tanti italiani. Alcuni in presenza, altri in collegamento. Abbiamo fatto qualcosa di concreto per l’industria, affittando cinque schermi del Distretto Fiume invece di costruire una tensostruttura, questo è un gesto a favore degli esercenti. Cosa sarà di Francesco Bruni, che chiude il festival, sarà nelle sale già stasera, due ore dopo la presentazione ufficiale. Siamo stati più sobri senza rinunciare alla qualità. È una follia giurassica inseguire le prime mondiali, anche se ne avevamo comunque molte. Poi sono felice di aver presentato 17 film di registe, scelti per la qualità e non per le quote. Inoltre abbiamo puntato sulle opere prime e fatto alcune scoperte, come Le Eumenidi, diventato un caso”.
Per Delli Colli il modello 2020, al di là dell’emergenza, contiene qualche indicazione per il futuro: “Occorre sprecare meno e apprezzare di più le risorse che sono necessariamente ridimensionate. Non sottovalutiamo lo streaming come modello da affiancare alla sala, anche se la sala dà emozioni uniche e irripetibili e abbiamo mostrato che può essere vissuta in sicurezza”.
Monda non fa previsioni sulle prospettive del cinema mondiale: “Se persino Steven Spielberg con il suo potere ha spostato il suo film di un anno secco, vorrà dire qualcosa. Nessuno sa cosa succederà ma la situazione è estremamente seria. Cambieranno le nostre abitudini, ma spero che presto si possa tornare al cinema senza essere terrorizzati”.
I numeri non sono raffrontabili allo scorso anno, ma Francesca Via, direttore generale, azzarda comunque qualche percentuale: “Registriamo un’affluenza dell’85% sui posti disponibili, malgrado la paura. Il sistema delle prenotazioni e le conferenze stampa in streaming hanno funzionato e sono un patrimonio da preservare”.
Infine sulla possibile conferma del direttore artistico, Monda è piuttosto vago nel rispondere a una domanda diretta: “Restare ancora? Lo valuterò”.
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