Due sorelle identiche, quasi gemelle, ma in realtà molto diverse. Una famiglia dalle tante ombre. Una madre padrona che nasconde un odio segreto e irriducibile. Un paese, l’Argentina, che ancora deve fare i conti col suo passato tenebroso. Sono gli ingredienti de La Quietud, che in Italia uscirà il 4 luglio con la BIM con il titolo Il segreto di una famiglia.
Nuovo film dell’argentino Pablo Trapero (Mundo Grua, El Bonaerense, Leonera) è stato presentato fuori concorso alla 75esima Mostra di Venezia. Come nel precedente Il clan al centro della narrazione è una famiglia in qualche modo criminale anche se sotto la patina di una situazione borghese e tranquilla. Madre, padre e la figlia minore Mia vivono in un bellissimo ranch a pochi chilometri da Buenos Aires, la Quietud (la quiete). Mia accompagna l’anziano padre, avvocato, a cui è legatissima, nella capitale per comparire davanti a una commissione d’inchiesta e testimoniare in merito a delle procure sottoscritte molti anni prima, durante la dittatura militare, da persone che hanno ceduto proprietà e terreni. Ma l’uomo è colpito da un ictus e ricoverato in gravi condizioni, dunque da Parigi arriva l’altra sorella, Eugenia, che annuncia di aspettare un bambino. La famiglia si ricongiunge, lasciando riaffiorare rancori e malesseri sempre più vistosi.
“Questo è un film intimo sull’universo femminile e sulla sorellanza – spiega il regista – all’inizio del racconto Eugenia e Mia appaiono alquanto simili. Tuttavia, mano a mano che evolve, la storia prenderà direzioni diverse e seguirà i differenti percorsi scelti dalle due donne nel corso delle loro vite, sino a metterle di fronte allo sconcertante passato dei loro genitori”.
Giocato sulla somiglianza fisica tra le due attrici protagoniste, Martina Gusman e Bérénice Bejo, il film usa il classico tema del doppio arpeggiando tra vari toni, dalla commedia sexy (con una scena di autoerotismo a due) al dramma psicologico al thriller politico e in poco meno di due ore di durata gli scenari mutano e si ribaltano più volte cambiando, di conseguenza, anche la percezione che lo spettatore ha dei singoli caratteri. Uno dei problemi è una certa confusione tra i percorsi delle due sorelle, difficoltà complicata dall’entrata in scena dei due personaggi maschili, il marito francese di Eugenia Vincent (Edgar Ramirez) e l’amico di famiglia Esteban (Joaquin Furriel), che intrattengono con le due ragazze rapporti decisamente non lineari.
Più compatto il personaggio della madre Esmeralda (Graciela Borges), esempio di matriarca dispotica e incapace di scendere a compromessi e simbolo di una borghesia argentina coinvolta in tutto e per tutto nel terrore politico degli anni 1976-1983: significativa in questo senso la scena in cui la madre confonde una banale data del passato e quando Mia la corregge assume un atteggiamento di sfida violenta e intransigente.
Insomma, il film, pur partendo da ottime promesse ed essendo diretto con una mano registica salda, finisce per dimostrarsi un po’ tortuoso e ridondante. Trapero suggerisce però di “immergersi nei labirinti emotivi in cui questi splendidi e disperati individui mettono in scena la propria storia” e lasciarsi andare alla narrazione, fino al finale che indica la strada per una riconciliazione.
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