Attribuzione della categoria – possibilmente una soltanto – a questo siamo state da sempre educate. E se invece ci accorgessimo di non rientrare in una soltanto? Figlia, sorella, nipote, compagna, collega, madre; come possiamo pensare di riuscire a collocarci solamente in una di queste? Queste le domande che spingono Giulia Palaia – alla scrittura e regia del cortometraggio Due madri nella sezione Local Heroes del Bolzano Film Festival – ad indagare sulle più intime sfere del femminile e dei quesiti che orbitano nella psiche di una donna nel momento in cui concepisce la trasformazione che avrà inizio dalla gravidanza. Non a caso, Palaia si avvicina al cinema con il desiderio di fornire una nuova voce a sostegno di un’indagine personale attraverso l’esplorazione di figure femminili in dialogo o in conflitto con il proprio doppio. “Tra novembre e dicembre 2019 ero incinta, di sei settimane, per quanto avessi fortemente desiderato trovarmi in quello stato, ero assalita da dubbi contrastanti. Quante volte mi sono sentita definita attraverso una relazione, ma chi sono io e in quali ruoli desidero collocarmi? Posso davvero averne più di uno? È una domanda che mi ha avvicinato sia alle aspiranti madri che a coloro che non vogliono essere madri” racconta la regista.
Giulia Palaia in Due madri mostra con dolcezza e un’autentica disinvoltura due diversi approcci femminili alla gravidanza, due potenziali maternità, quella di Erica e di Anna. Ad anni di distanza, le due giovani donne si trovano a condividere lo stesso corridoio assediate da due spiriti diversi: la prima attraverso un aborto voluto per una gravidanza indesiderata, l’altra a seguito di un aborto spontaneo con una gravidanza cercata da tempo. Le donne sono strettamente legate, non solo in quando sono madre e figlia, ma anche perché rappresentano due delle tante voci che esistono e che per questo parlano alle menti di molte. Erica, già madre di Anna, da sei anni vuole distanziarsi dalla singola definizione di sé in quanto madre e Anna, d’altra parte, la cerca, la trova, la perde. Due punti di vista, entrambi legittimi, che vengono narrati in questo intimo racconto femminile, sganciandosi dalla volontà di offrire un qualsiasi giudizio allo spettatore. Tutto ciò che abbiamo è, in entrambe le vicende, il solo punto di vista della donna che vive la gravidanza, tanto che tutti gli altri, esterni all’intimo della donna, come il marito o la ginecologa in disaccordo, vengono relegati a ruoli puramente marginali. La macchina da presa si sofferma sulla donna che vive il momento della gravidanza, meraviglioso oppure tragico a seconda del suo sentire. Per questo Due madri assume pienamente la struttura di un racconto che, seppur bifocale, ci parla di un sentire composito e frastagliato senza alcuna intromissione. Ci sono solo corpo e interiorità femminile.
Tra gli altri premiati anche Sleeping with a Tiger di Anja Salomonowitz e While the Green Grass Grows di Peter Mettler
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