CANNES – Un’accoglienza trionfale, una fortissima emozione, e poi uno spiacevole incidente. Il re della notte di ieri sulla Croisette è stato Dario Argento, il maestro italiano dell’horror per cui un affollato Théatre Lumière risuonava di applausi e urletti di entusiasmo, omaggiato da Thierry Frémaux con un breve montaggio delle scene culto (solo dei film più vecchi) del cineasta. Ma l’emozione tangibile di Argento, che mostrava in anteprima mondiale a Cannes il suo Dracula 3D, si è interrotta bruscamente sullo scorrere dei titoli di testa, quando è stato evidente a tutti gli spettatori che il 3D, semplicemente, non funzionava. Venti minuti di imbarazzo e un sorriso nervoso stampato sul volto del regista, le scuse del direttore, e poi finalmente lo spettacolo al via. Ma sicuramente una delusione per il cineasta, che dopo 40 anni di film e celebrazioni in ogni parte del mondo – soprattutto a Hollywood – era alla sua prima passerella sui prestigiosi scalini della Croisette.
La rilettura che Dario Argento ha dato del classico della letteratura horror firmato da Bram Stoker è fedele che più fedele non si può: il maestro del brivido ha ambientato la storia lì dove è nata, nella Transilvania del 1893, dove il conte Dracula (Thomas Kretschmann), diviso tra bramosie assassine e follie amorose, usa ogni potere a sua disposizione per ricongiungersi con Mina Harker (Marta Gastini), che crede la reincarnazione del suo grande amore di secoli prima. Dracula 3D è un ritorno al passato nei contenuti e uno sguardo al futuro nella tecnica, con l’uso di un 3D stereoscopico che lo stesso Argento ha definito il più avanzato a disposizione, “al cui confronto Avatar è obsoleto. Il cinema in 3D è una mia passione da quando ero bambino. Ora che è possibile farci un film con una tecnologia modernissima realizzo il mio sogno d’infanzia”. Oltre alla sensazione di immersione dello spettatore nello schermo, il maestro del brivido ne ha approfittato per abbondare con gli effetti visivi. Il film è un tripudio di trasformazioni, animali in computer grafica, teste rotolanti, insetti digitali e persino una cavalletta gigante, che domina una scena che promette di diventare di culto. E un sequenza di sesso sull’incipit che ricorda i B movie anni ’70.
Il Dracula di Dario Argento non ha niente a che fare con le suggestioni di Francis Ford Coppola, che il regista ha dichiarato di non aver amato affatto, mentre ha molte parentele con la versione della Hammer con Christopher Lee. “Il mio è un Dracula feroce – ha detto Argento – niente a che vedere con quello giovanile di Twilight“. Per il cast il regista ha scelto l’immancabile figlia Asia, applauditissima in sala e protagonista di una montée des marches in mise “simil-pitonata”, nei panni della succhiasangue Lucy, che “fa risvegliare la sessualità a Dracula”. E poi Miriam Giovanelli, Unax Ugaide e Rutger Hauer nei panni dell’antagonista Van Helsing, alle prese con la brutalità del vampiro. “Nel romanzo di Bram Stoker Van Helsing è olandese, come Hauer – aveva detto il regista – e anche solo per questo probabilmente lui è l’attore più giusto per interpretarlo. E’ stato la mia prima scelta ed è perfetto per volto e potenza fisica. Diverso dall’Anthony Hopkins di Coppola, più sanguigno, più forte, più simile alla descrizione di Stoker”.
La paura, regno d’elezione di Argento, trae ispirazione però sempre dagli stessi elementi: “Dai miei sogni, dalla mie allucinazioni che poi elaboro nel tempo con grande cura. Quando concepisco un film scavo sempre nell’inconscio, è come se facessi delle sedute psicoanalitiche con me stesso, spaventose”.
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