Dostoevskij indipendente

I fratelli Karamazov di Petr Zelenka, film del 2008 che solo oggi – dal 27 marzo - trova spazio in sala, non è una trasposizione esatta di Dostoevskij, ma un film corale e metafisico


Polonia. In una calda giornata estiva un gruppo di attori viaggia verso un’acciaieria abbandonata. Vengono da Praga e sono lì per provare uno spettacolo che si terrà il giorno successivo, una riduzione de I fratelli Karamazov. L’incipit ricorda in qualche modo il Jesus Christ Superstar di Norman Jewison del 1973 o anche il Cesare deve morire dei Taviani. Alcuni operai sono ancora al lavoro, uniche creature viventi rimaste. Non prestano molta attenzione agli attori, sconvolti come sono da una tragedia avvenuta il giorno prima: il figlio di un manovale è caduto da una passerella ed è in ospedale tra la vita e la morte. Le prove iniziano tra vecchi macchinari e cianfrusaglie, e mano a mano gli echi della tragedia reale iniziano a risuonare all’interno della rappresentazione. I fratelli Karamazov di Petr Zelenka, film del 2008 che solo oggi – dal 27 marzo – trova spazio in sala grazie alla sempre coraggiosa Distribuzione indipendente, non è una trasposizione esatta di Dostoevskij, ma un film corale e metafisico che oscilla tra commedia e dramma.

Menzione speciale alla regia e premio FIPRESCI al 43mo Karlovy Vary International Film Festival, Miglior Regia e Miglior Film al Czech Lion Awards e ora in gara per il film straniero ai David di Donatello, arriva nei cinema in lingua originale. “Nel mestiere dell’attore esiste una responsabilità – spiega il chief di Distribuzione Indipendente Giovanni Costantino – e in questo caso non potevamo negargliela con un doppiaggio. Come non doppieremmo il suono di uno Stradivari abbiamo scelto di non doppiare le voci di questi attori teatrali straordinari. Non ci importa se tante sale non lo prenderanno, abbiamo il nostro circuito e siamo sicuri che farà il successo che merita. Invitiamo il pubblico ad abbandonare il qualunquismo che porta a scartare un film solo perché in lingua. Qui si parla di bellezza e la Grande Bellezza non è una cosa soggettiva”.

“L’innesto più innovativo – dice il regista – è forse proprio il personaggio dell’operaio che rischia di perdere il figlio. E’ un tramite e possiamo interpretare in molti modi il suo comportamento durante la rappresentazione, così come la sua risoluzione finale. Si tratta anche di una riflessione sul mestiere dell’attore: ci sono attori non molto intelligenti che riescono a interpretare in maniera convincente personaggi intelligentissimi. Da dove la prendono quest’intelligenza? Devi pensare per forza che esista Dio. Solo che la società ceca non accetterebbe mai un’opera in cui si parla dell’esistenza di Dio in maniera troppo seria. Non puoi parlarne proprio liberamente, devi usare l’ironia. E’ difficile vendere un film come questo, per questo arriva con tanto ritardo. Il sogno dei distributori sono film che vanno bene per i bambini”.

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14 Marzo 2014

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