Domenico Procacci e il progetto di una serie tv sui processi

“L'idea parte da un libro di Carlo Bonini, 'Corpo del reato', sul caso di Stefano Cucchi e abbiamo lavorato con Daniele Vicari a un progetto che raccontasse i processi" così il produttore di Fandango


BOLOGNA. Benché l’idea di una serie tv sui processi risalga a due anni fa, il produttore Domenico Procacci, premiato dal Biografilm Festival con il Celebration of Lives Award 2019, non l’ha abbandonata, ma solo messa da parte in attesa di condizioni migliori. “Parte da un libro di Carlo Bonini, “Corpo del reato” sul caso di Stefano Cucchi, e abbiamo lavorato con Daniele Vicari a un progetto che raccontasse i processi. Ci siamo fermati perché non essendoci delle sentenze definitive nessun broadcaster ha ritenuto di poterci accompagnare. Mutata la situazione, è un progetto che di sicuro recupererò”.

Nel frattempo la Fandango è impegnata a produrre Luna nera, una serie tv tutta al femminile che dovrebbe andare in onda i primi mesi del 2020 su Netflix. E’ tratta da tre libri che Tiziana Triana che sta scrivendo per Sonzogno, e figura come sceneggiatrice con Francesca Manieri e Laura Paolucci e dietro la macchina da presa si alternano tre registe: Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi. “Player come Netflix sono molto rapidi nel prendere le decisioni, molto veloci nel darti i feedback necessari. Per ora Luna nera è un’esperienza molto positiva, siamo impegnati nel montaggio dei primi episodi, c’è una ricerca di originalità che ci trova d’accordo. Sarei in difficoltà con un partner produttivo ancorato a schemi narrativi che non vuole mettere in discussione”, dice Procacci.

Alla fine degli anni ‘80 quando il fondatore di Fandango cominciava a occuparsi di cinema c’era un’altra generazione di produttori più attenta al lato commerciale del film che al progetto artistico, perciò il possibile contrasto tra la regia e la produzione era molto presente. “Oggi i casi di produttori che lavorano a fianco dei registi o di autori che fanno parte di una società di produzione o che addirittura l’hanno creata per poter lavorare in autonomia, sono sempre più numerosi”. Per Procacci con l’avvento delle nuove piattaforme, la produzione di contenuti diventa ancora più importante. “Certo c’è il conflitto delle varie categorie sulle cosiddette finestre, ma resta la centralità del prodotto. Credo che la sala resti il luogo deputato per il film ma sono anche convinto che l’esercizio debba impegnarsi perché essa sia il luogo migliore tecnicamente, mostrando un’elasticità che non sempre riscontro sull’utilizzo di quel che produciamo sugli altri media. I discorsi sulla protezione dei film in sala mi sembrano delle battaglie di retroguardia”.

Tra i film in cui è impegnata la Fandango c’è il nuovo lavoro di Nanni Moretti, Tre piani. “Lavorare con Nanni era un grande sogno che si è realizzato con Habemus Papam. Una bellissima esperienza, dire che è un grande talento è una banalità. La sua precisione e puntigliosità nel lavoro la capisci una volta che vedi il risultato finale sullo schermo. Con lui è il terzo film e io imparo soltanto. Cerco di fare in modo che tutti i problemi che quotidianamente ci sono intorno a un film non lo distolgano dalla concentrazione sul suo lavoro. Prima di me Nanni ha lavorato con Angelo Barbagallo che era socio della Sacher Film, evidentemente l’idea che Nanni ha del produttore è quella di un complice, di un compagno di strada, di avventure e non di un nemico  che vuole danneggiare il tuo film per magari risparmiare dei soldi”.

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