Domenico Dinoia


Vera Drake“Sono curioso di vedere Super Size Me, il documentario su McDonald’s distribuito da Fandango. Spero nelle proposte provenienti dai nuovi paesi dell’Unione Europea e nell’originalità dei nuovi autori italiani. Nei titoli dei nostri film vorrei ritrovare meno la parola ‘amore’, decisamente inflazionata. Punto su Vera Drake di Mike Leigh come titolo chiave per l’esercizio d’essai nei prossimi mesi”.

Ecco previsioni e aspettative di Mimmo Dinoia, presidente Fice e Media Salles, per la stagione appena cominciata. Una fetta consistente della nuova produzione internazionale d’autore e di qualità passerà, sotto forma di trailer e anteprime, agli Incontri del cinema d’essai di Ravenna al via oggi. Un appuntamento ormai tradizionale per gli esercenti delle 692 sale d’essai tra cui 434 associati Fice.

Dinoia, uno dei temi al centro degli Incontri è il nuovo decreto per il cinema d’essai. Quali novità introduce e come lo valutate?
La valutazione è positiva. Il ministero si è mosso in modo corretto interpellando le categorie. Il decreto ha accolto molte richieste della Fice. La novità più importante è la ridefinizione di film e di esercente d’essai in senso più rigido. Un esempio? Ora il riconoscimento automatico opera sui film inseriti nelle selezioni ufficiali di festival di rilievo internazionale. Il decreto stabilisce anche un aumento della programmazione di qualità nei fine settimana.

Il cinema d’essai vive un momento positivo. Quali sono le vostre proposte per sostenerne la crescita?
Le conseguenze dell'amoreLa crescita è legata a una legislazione che il nuovo decreto per il cinema d’essai ha ulteriormente qualificato. Un quadro normativo stabile offre garanzie agli esercenti anche se il contributo statale, oggi pari a 2,6 milioni di euro, andrebbe riadeguato. Per rafforzare l’identità delle sale tradizionali proponiamo l’aumento dei contributi all’esercizio d’essai nell’ambito del Fus. Finora l’attenzione è andata soprattutto a produzione e distribuzione ma si comincia a capire che anche l’ultima parte della catena, ovvero l’esercizio, è fondamentale per innescare un meccanismo economico virtuoso. Sono comunque ottimista e vedo ottime iniziative per incrementare la circuitazione di pellicole di qualità italiane ed europee: un esempio è Centocittà, il progetto di Cinecittà Holding che ha coinvolto i comuni con meno di 150.000 abitanti.

Agli Incontri dell’anno scorso si era parlato di un patto tra distributori ed esercenti. Ci sono stati progressi in questa direzione?
Alcuni problemi tra le due categorie sono stati risolti da un andamento positivo del mercato. I film italiani sono distribuiti in molte più copie e hanno conquistato una fetta di pubblico consistente. Penso a titoli come Le chiavi di casa di Amelio, L’amore ritrovato di Mazzacurati e Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino. Anche i conflitti sulle condizioni del noleggio sono diminuiti. Certo, rimangono altri problemi. Il più grave è forse il sovraffollamento delle uscite in questo periodo. Il rischio è che gli esercenti di qualità si ritrovino con pesanti buchi di programmazione primaverili. E’ quasi una beffa oltre che un danno.

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20 Ottobre 2004

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