In un certo senso è la versione acida e perversa di Notti magiche di Paolo Virzì, un film sul cinema, anzi sui cinematografari romani, mondo affascinante e maledetto, cialtrone e magnetico. DolceRoma, nuovo film di Fabio Resinaro (stavolta senza Fabio Guaglione ma con Fausto Brizzi cosceneggiatore e regista di seconda unità), è prodotto e interpretato da Luca Barbareschi, vero deus ex machina di questo progetto che parte da un romanzo di Pino Corrias Dormiremo da vecchi (edito da Chiarelettere nel 2015) per pareggiare qualche conto. “E’ la radiografia della nuova dolce vita romana, più amara di sempre, con uomini e donne disposti a vendersi l’anima, il cuore e il sonno per un passaggio televisivo, un ingaggio, un grammo di cocaina e uno di potere”, spiega Corrias. Che aggiunge: “Il film, rispetto al libro, è un’altra cosa. Mi sono ispirato a tanti produttori, scrivendo, ma Luca Barbareschi è la quintessenza del personaggio principale, un imprenditore pirata e squalo ma anche un uomo estremamente romantico e fragile, una delle tante persone che incontriamo nei mondi verticali e di potere”.
Barbareschi – che come produttore con la Eliseo Film ha al suo attivo il film Mia Martini, Modalità aereo di Brizzi, Thanks fo vaselina con Zingaretti e il J’accuse di Polanski – dunque è Oscar Martello, imprenditore aggressivo e spietato, che decide di portare sullo schermo il romanzo di uno scrittore alle prime armi (Lorenzo Richelmy) intitolato Non finisce qui. Il romanzo è una storia di camorra con protagonista una giovane eroina alla Lara Croft, ruolo che sembra perfetto per l’amante di Martello, la giovane attrice Jacaranda Ponti (Valentina Bellè) che un po’ lo ama e molto lo ricatta. Attorno a questa torbida vicenda ruota tutto un circo di personaggi da fumetto: il regista scadente ma presuntuoso che ama i piani sequenza (Luca Vecchi), la moglie del produttore ricchissima e appassionata produttrice di miele bio in cui fa anche il bagno per lisciare la pelle (Claudia Gerini), il distributore arrogante e complice di mille nefandezze (Armando De Razza), il poliziotto stanco dopo una delusione d’amore (Francesco Montanari), il camorrista istrionico che aspira al successo mediatico (Libero De Rienzo). “Il mio approccio – spiega ancora Resinaro – non era quello di descrivere la Roma dei salotti o di creare una satira di un mondo conosciuto solo dagli addetti ai lavori, volevo mettere, sullo sfondo di una vicenda più personale, l’affresco di una città che contiene un ‘dolce veleno’ che intrappola in una spirale viziosa, una scelta funzionale alla tensione narrativa e a potenziare sia il thriller che la commedia”.
Mix o remix di generi e di stili con tanti riferimenti cinefili, il film, scritto da Resinaro con Fausto Brizzi, gioca la carta dell’intrattenimento con molte scene spettacolari mentre la trama si affida a stereotipi e archetipi del cinema di genere. “Un giovane contro un vecchio e una sfida che non si sa chi potrà vincere o perdere”, sintetizza Richelmy, che dà al personaggio dello scrittore emergente – lavora in un obitorio per mantenersi – una gamma contraddittoria di emozioni, dalla depressione alla rivalsa, dalla tenerezza al cinismo. “Sono cose che accadono a tutti i ragazzi della mia generazione con la loro rabbia che si esprime in tanti modi”.
Per Resinaro il giovane scrittore è lì per hackerare un sistema di potere, “quindi per una certa generazione è facile identificarsi in lui, anche il produttore Oscar Martello è un personaggio archetipico, potrebbe essere un boss della criminalità organizzata in un gangster movie e non cambierebbe molto”. Interviene Barbareschi, che durante la conferenza stampa ospitata dal suo teatro, l’Eliseo di Roma, respinge senza troppi complimenti un ‘attacco’ delle Iene: “Ci stiamo rincoglionendo, nessuno dice più quello che pensa o fa quello che dice, Non possiamo reggere così tutta la vita. Se uno ti dà fastidio, devi picchiarlo, buttarlo dalle scale, anche per salvarti dalla noia totale. Ormai siamo capaci di cadere in una buca, romperci una gamba e chiedere noi scusa alla sindaca perché che a Roma ci siano le buche dovremmo saperlo”. Così se la prende con la Iena invadente, “un intero paese è in mano agli stercorari proprio a causa delle cose tossiche che Mediaset produce e manda in onda”. E sul personaggio di Martello ammette: “Sono io all’ennesima potenza, ma contiene anche tanti elementi rubati a produttori che ho incontrato come Aurelio De Laurentiis o Pietro Valsecchi”.
Oscar Martello, per dire, ha una statua del David di Donatello nella sua sontuosa residenza da nuovo ricco, anche Barbareschi farebbe altrettanto? “Non vincerò mai un David, non vengo nemmeno invitato alla cerimonia, ma se dovessi comprarmi una statua, comprerei un Oscar”. E del suo ruolo rivela: “L’ho offerto a chiunque, anche a Sergio Castellitto, ma ha detto di no. In quel periodo era esploso il #MeToo e tutti mi odiavano perché avevo scritturato Brizzi, così alla fine ho fatto io Martello ed è il più bel personaggio della mia carriera in un film unico nel panorama cinematografico degli ultimi anni. Penso che faremo DolceRoma 2“.
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