L’associazione Doc/it – Associazione Documentaristi Italiani, scrive una lettera aperta al ministro Dario Franceschini: “Per non vanificare la nuova legge Cinema – si legge – RAI deve svolgere a pieno il suo ruolo di Servizio Pubblico. Egregio Ministro Dario Franceschini, a seguito alla Sua lettera del 3.08.2017 indirizzata ai Presidenti delle associazioni di categoria del Cinema e dell’Audiovisivo, desideriamo complimentarci con Lei e con tutta la Sua squadra per l’ottimo lavoro fatto. Dopo decenni di tentativi abortiti anche l’Italia ha finalmente una legge moderna che mette la figura del produttore indipendente e con lui l’industria dell’audiovisivo alla pari di quella dei paesi europei più avanzati. Ma perché questi nuovi strumenti legislativi siano davvero efficaci e raggiungano lo scopo voluto, bisogna correggere un’altra grave anomalia, tutta italiana, che ancora permane immutata da decenni, in particolare per quel che riguarda il Documentario. Serve cioè che RAI cominci finalmente a svolgere quel ruolo di stimolo alla produzione audiovisiva indipendente che è proprio di ogni servizio pubblico televisivo. Le scriviamo a nome di Doc/it, l’associazione che da oltre 18 anni rappresenta i documentaristi Italiani. Per Doc/it lo spirito della legge cinema dovrà trovare riscontro anche nel contratto di Servizio RAI, in queste settimane in via di finalizzazione. Se così non dovesse essere, la radicale rivoluzione voluta dalla legge che porta il suo nome finirebbe per essere inesorabilmente zoppa, almeno per quel che riguarda la produzione indipendente del genere Documentario. Doc/it chiede a Lei e al Governo, che il nuovo contratto di Servizio RAI imponga anche per il Documentario gli stessi obblighi di investimento che sono già previsti per altri generi, quali il Cinema, la Fiction e l’animazione, un caso quest’ultimo davvero esemplare. Fino a poco tempo fa Il settore si dibatteva in una situazione di grave difficoltà fin quando l’introduzione nel contratto di servizio RAI di un obbligo di investimento è stato sufficiente per assistere ad una rinascita della animazione italiana che gli ha permesso di affermarsi nel mondo. Il documentario italiano in questi ultimi anni ha ottenuto ambiti riconoscimenti nel panorama audiovisivo e cinematografico internazionale: dall’Orso d’Oro a Berlino con “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, già Leone d’Oro a Venezia per “Sacro GRA”, a “Liberami” di Federica di Giacomo, miglior Film alla Sezione Orizzonti di Venezia, passando per altri festival internazionali che in diverse occasioni hanno premiato il racconto del reale di produzione italiana. Il documentario inteso nella sua accezione più ampia – Factual come oggi viene chiamato nel mondo anglosassone, – è il genere che nelle sue varie tipologie e declinazioni permette meglio di ogni altra forma narrativa di raccontare la realtà del nostro Paese. È lo strumento ideale per esportare nel mondo la cultura, l’arte, la storia, la scienza e il territorio nazionale contribuendo in modo determinante ad affermare il ruolo che l’Italia ha nel mondo”.
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