Un incontro molto affollato, sia per la presenza di tanti addetti ai lavori (con rappresentanti di Anac, Writers Guild, Aidac, Acmf, UNITA) sia per quella degli studenti di un liceo romano, quello sulla Direttiva copyright organizzato da Nuovo Imaie, con un focus specifico sulla remunerazione della creatività nel web. Ospitato al Teatro Gianni Borgna dell’Auditorium Parco della Musica nell’ambito della Festa di Roma, il panel, moderato dal vicedirettore del ‘Messaggero’ Alvaro Moretti, ha messo a confronto autori e produttori attorno ai cambiamenti che il diritto d’autore sta vivendo a livello comunitario.
Andrea Micciché, presidente Nuovo Imaie, ha introdotto la discussione, ribandendo che “la diffusione su internet è pubblica diffusione e quindi bisogna pagare i diritti”. Ma la grande battaglia in corso è quella che riguarda la remunerazione degli autori sui ricavi effettivi dell’opera, sul modello di quanto già avviene per i musicisti. “L’articolo 107 prevede che tutti gli autori e gli artisti coinvolti, compresi i doppiatori, abbiano diritto a vedersi riconosciuta una remunerazione ulteriore, proporzionata ai ricavi del produttore, un diritto che accompagna tutta la storia successiva dell’opera; inoltre quando è previsto dal contratto un compenso sproporzionatamente basso rispetto ai ricavi, l’autore ha diritto a una revisione. Ora bisogna arrivare a un accordo collettivo che faciliti le trattative individuali. Siamo di fronte a un momento importantissimo nel rapporto tra autore e produttore, perché questo sistema di partecipazione agli utili non fa parte della tradizione, mentre è la prassi nel mondo musicale”.
L’avvocata Barbara Bettelli, legale di APA, ha spiegato come la Direttiva intenda armonizzare le varie legislazioni dei paesi europei. “L’Europa è estremamente eterogena in termini di diritto d’autore o copyright, ma oggi il confronto è anche con l’innovazione tecnologica e con le piattaforme. Dobbiamo trovare un punto di equilibrio sostenibile ed efficiente per permettere all’industria italiana di lavorare”.
Stefano Sardo, presidente 100autori, ha lanciato un affondo: “La Direttiva pone fine a un’ingiustizia talmente evidente che si è trovato un accordo al di là dell’ideologia della libertà del web. L’industria creativa funziona se un’idea buona fa diventare ricco chi l’ha avuta. Non è una concessione, ma la base della creatività. Finché tra l’idea buona e l’idea mediocre non ci sarà differenza retributiva, saremo spinti a lavorare sulla quantità e non sulla qualità. Un film come Perfetti sconosciuti, che ha avuto venti remake e 100 mln di incassi nel mondo, non ha maturato per i suoi autori una sola lira in più. Perché non riusciamo a fare film che incontrino il pubblico? Perché non fa alcuna differenza. C’è disinteresse per il successo dell’opera, a parte i big come Sorrentino e Guadagnino che giocano in un altro campionato e hanno contratti ad hoc. Oggi nella classifica di Spotify ci sono dieci giovani autori italiani, una cosa che cinque anni fa era impensabile. Nell’audiovisivo invece non sappiamo mai come vanno le nostre opere. Questa è una grandissima occasione per imprimere alla nostra industria una svolta radicale. Invece di fare opere derivative, tratte da libri o da film precedenti, lavoriamo sulle idee originali e forti, ma per questo ci vuole chiarezza sui dati e partecipazione degli autori agli utili”.
Diverso – e non potrebbe essere altrimenti – il punto di vista Benedetto Habib, presidente Unione produttori Anica, “la norma c’è ma lascia aperti molti elementi di discussione al di là di un principio che condividiamo di partecipazione al successo di un’opera da parte degli autori. Sul web c’erano degli espropri, ma per l’audiovisivo è sempre stato remunerato il lavoro. Il nostro criterio è la sostenibilità: esiste già un compenso negoziato, quindi la partecipazione al successo deve tener conto della quota fissa anche perché l’autore non rischia e non condivide le perdite”. Su una cosa però c’è convergenza: la trasparenza delle informazioni: “una battaglia che dobbiamo fare tutti insieme”.
Gianmarco Tognazzi, portavoce Nuovo Imaie per gli attori, aggiunge: “La Direttiva copyright è molto importante, però se non abbiamo la certezza dei dati faremo sempre dei discorsi provvisori. Gli attori hanno visto calare il loro potere contrattuale, spesso ci chiedono di firmare una cessione di diritti per sempre e in tutto l’universo”. Infine Thomas Trabacchi, portavoce di UNITA, sugli streamers: “Sono importanti, ci danno tanto lavoro e portano tanto denaro, però queste multinazionali dell’audiovisivo stanno colonizzando il paese. Dobbiamo difendere il servizio pubblico. La Direttiva copyright invita alla trasparenza e alla remunerazione. Ora manca il decreto attuativo, bisogna decidere la percentuale di una torta lievitata in maniera impressionante. Dobbiamo mettere delle regole precise perché abbiamo una tradizione culturale da difendere”.
Gaetano Blandini, direttore generale della Siae, ha inviato un messaggio confermando l’impegno della sua società.
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