“Quella di Parigi è una piccola maratona che mi fa felice, mi spiace che capiti in un momento così brutto per il mondo ma, come si dice, lo spettacolo deve continuare”. Dino Risi così ringrazia la Cinématheque Française di Parigi che lo celebra con una retrospettiva, “Il pessimismo della risata”. Realizzata con il contributo di Cinecittà Holding e della Scuola Nazionale di Cinema di Roma, la rassegna propone da oggi fino al 4 maggio ben 37 titoli del cineasta milanese. In apertura Una vita difficile con Alberto Sordi e Lea Massari. Poi una carrellata delle pellicole più famose, Profumo di donna, Il sorpasso, Il mattatore. Fino ai film diretti a più mani: I nuovi mostri (Risi, Monicelli e Scola), I seduttori della domenica (Gene Wilder, Dino Risi, Bryan Forbes ed Edouard Molinaro), Le bambole (Risi, Comencini, Rossi e Bolognini), I complessi (Risi, Franco Rossi, Luigi Filippo D’Amico), e Amori in città (Antonioni, Lizzani, Risi, Fellini, Maselli e Lattuada). Raggiungiamo al telefono Dino Risi, instancabile autore di un’ottantina di pellicole.
Che effetto le fa questa retrospettiva di 37 opere?
Trentasette? Non so nemmeno se ne ho realizzate così tante. Che effetto mi fa? Nessun effetto, sono contento. Speriamo piuttosto che piacciano al pubblico. C’è il detto “il troppo stroppia”: una visione a 360 gradi del mio lavoro, se si può chiamare lavoro. Fra qualche anno, quando non ci sarò più, riusciranno a organizzarne una con 50 film…
Presenzierà all’evento?
Parto oggi. Vado per l’apertura della rassegna, proiettano per primo Una vita difficile. Già 6-7 anni fa, a Cannes, c’era stata una retrospettiva dei miei film, ma erano di meno: 17 in tutto.
Quest’anno nessun Academy targato Italia. Si è vista a malapena l’immagine omaggio ad Alberto Sordi. Tullio Kezich ha sottolineato l’assenza di un omaggio all’attore Leopoldo Trieste.
E’ pure troppo. Gli americani si saranno ricordati di Sordi perché è scomparso da pochissimo altrimenti neanche quello mettevano. Non sanno nulla di lui, figuriamoci di Leopoldo Trieste. I risultati poi sono lotterie, operazioni di mercato. Hollywood promuove il suo cinema, mica il nostro. E’ già tanto che li abbiano nominati, esagerato oltremodo che abbiano dato un piccolo premio (sceneggiatura originale, ndr.) a Pedro Almodovar. In questi casi intervengono le furberie di potere, i giochi delle grandi case di distribuzione.
E l’Oscar a Benigni qualche anno fa?
Gli è andata bene. Ho visto invece che oggi hanno consegnato la “pernacchia d’oro” a Pinocchio, il premio al film più brutto dell’anno.
Che fa, è contento…?
No, scherzo. Ma ho visto il film e non mi è piaciuto.
Come andò la retrospettiva di Cannes a lei dedicata?
Era venuto anche Sordi per quell’occasione. Tutti i miei amici se ne sono andati, mi aspettano. Non li ho ancora raggiunti perché sono in ritardo. Ma lei quanti anni ha?
Meno di 30…
Crescerà, stia tranquilla, crescerà.
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