Digitalizzazione e film di qualità, così si salvano le sale di città


MANTOVA – Già presentati all’ultimo Festival di Venezia, i dati sull’andamento di Schermi di Qualità arrivano alle giornate del cinema d’essai correlati da una lettura sui risultati della stagione 2009/2010, illustrati nel convegno “Il ruolo della sala di qualità nella catena del valore del film” dai curatori della ricerca i professori de La Sapienza, Gianni Celata e Bruno Zambardino.
La manifestazione curata da Cristina Loglio, continua a dare esiti positivi, oltre a far intravedere soluzioni per il futuro dei film d’autore e le sale di città. Intanto il peso degli Schermi di qualità sul box office che con il suoi 12,6 milioni di presenze, ovvero il 12%, su un totale Cinetel di 107,7 milioni, conferma con maggiore incidenza il trend dell’edizione precedente.

 

Due le conferme emerse quindi dal dato: 1) gli schermi di qualità generano una coda lunga degli incassi in sala incoraggiando una tenitura maggiore che arriva anche a più di un mese. 2) la redditività di sale per i film che è superiore a quella degli altri schermi: ad esempio, secondo i dati raccolti da Celata e Zambardino, L’uomo che verrà di Giorgio Diritti è stato lanciato proprio dalle proiezioni sugli SdQ. Ciò che rende davvero particolare l’iniziativa e affascina gli economisti sta nel limite di mercato che SdQ riesce a scavalcare. “Nel campo cinematografico così come il quello dei libri e della musica il 60-70% degli incassi è concentrato su pochi titoli – ha spiegato Celata-  nel caso di Schermi invece la distribuzione degli introiti è molto più equilibrata”. Sicuramente su questo influisce il posizionamento dei film, altro fattore chiave che va azzeccato, su cui Celata e il suo staff hanno deciso di giocare con i distributori dividendo i titoli in 3 categorie così da identificarli meglio: i perfetti per Sdq come Cosmonauta, Soul Kitchen e Il concerto; i diversamente distribuiti, l’equivalente italiano dei crossover art house film con Gli abbracci spezzati e La prima cosa bella; i perfetti per altri schermi che includono, tra gli altri, Sherlock Holmes, Oggi Sposi e Parnassus.

 

Ma il risultato più interessante è probabilmente quello legato all’accrescimento del ROI (Return on Investiment) delle pellicole, ritorno che sale, infatti, con l’aumento della digitalizzazione delle sale, fattore che a sua volta consente una vita lunga e duratura alle sale di città, il motore di Schermi di qualità. Grazie al digitale, si origina un abbattimento dei costi per la sala e per la distribuzione tale da permettere un recupero del 7-8% sull’investimento iniziale del film. “Per dare un’idea di ROI che potremmo avere qui da noi, basti pensare che recuperare i 132 monosala chiusi in Italia negli ultimi 5 anni – ha spiegato Celata – comporterebbe un incremento del 7,6% del fatturato complessivo dell’esercizio italiano e un + 9,3% del prodotto nostrano con un beneficio conseguente sui ricavi della produzione. Un elemento decisivo – ha concluso il prof. – per il recupero degli investimenti del Fus”.

12 Ottobre 2010

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