Gli ultimi fuochi d’artificio, qualche annuncio a sensazione e la sistemazione finale del puzzle di orari, programmi e sezioni, sono riservati alla conferenza stampa di lunedì prossimo. Ma ormai da settimane, con un’accorta regia della comunicazione, il neodirettore della Berlinale, Dieter Kosslick, svela i gioielli che sono destinati a rilanciare il “suo” festival dopo le polemiche – più o meno fondate – che hanno scandito gli ultimi anni della gestione di Moritz De Hadeln. Da queste polemiche l’Italia era uscita indenne lo scorso anno con una selezione record. Questa volta c’è un film italiano in ogni sezione, c’è una giurata (Nicoletta Braschi), si conta una delle squadre più robuste nel programma della retrospettiva (dedicata alle utopie degli anni ’60) e ci sono alcuni eventi speciali, tra cui la Shooting Star europea Fabrizio Gifuni.
Ma la Berlinale avrebbe voluto di più…
Quando sono venuto a Roma per la selezione sono rimasto molto colpito dalla varietà di stili e linguaggi del cinema italiano di oggi. Mi hanno sorpreso le differenze tra le varie pellicole. Il grande numero di giovani talenti anche femminili. Insomma ho ritrovato un cinema all’altezza delle sue tradizioni. E’ vero, alcuni autori e produttori hanno scelto di non accettare il nostro invito, come nel caso di Marco Bellocchio che avrei voluto in concorso e al quale faccio comunque, senza nessuna polemica, i miei più sinceri auguri. Ma penso che sia stata un’utile presa di contatto. E già così quella italiana è una presenza completa, variegata, importante, della quale vado orgoglioso perché la giudico tra le migliori degli ultimi anni. E non è finita qui perché conto di svelare una sorpresa tra pochi giorni…”
Che faccia avrà la prima Berlinale di Dieter Kosslick?
Mi piace sottolineare il fatto che il nuovo profilo della competizione mette in corsa ad armi pari giovani autori e artisti più che confermati. Tra tutte le sezioni, e ne sono fiero, saranno 34 le opere prime in programma, con un apposito premio creato quest’anno. C’è poi un buon equilibrio tra l’America e l’Europa, tornano cinematografie dell’Est date per morte e si rilancia in forze quella tedesca. Ma soprattutto sarà un festival nel segno del dialogo, della discussione tra i filmmakers di tutto il mondo, il che mi appare tanto più cruciale dopo lo sconvolgimento dell’11 settembre e le trasformazioni economiche in atto di cui il cinema del futuro risentirà. Apriremo spazi di discussione e confronto pressoché ovunque, abbiamo inserito il programma della European Film Promotion dedicato agli attori europei più promettenti nel nostro programma ufficiale e intitoleremo una giornata proprio ai talenti, un vision day che dovrebbe essere l’altra faccia di una retrospettiva tutta dedicata gli anni dell’utopia e della libertà (gli anni ’60), a sua volta ricca di discussioni e happening. Mi piace pensare alla Berlinale come a un flusso continuo di immagini e idee e anche il nostro mercato, lo European Film Market diretto da Becki Probst, inaugura una sorta di “treno diretto” in collegamento con il mercato più giovane e vitale d’Europa: un vero e proprio Rotterdam-Berlin Express.
Che ci dice delle altre sezioni, Panorama e Forum?
Rispetto al passato c’è molta più compattezza e nel mio comitato di selezione i direttori di queste due sezioni sono presenti con pari dignità rispetto a me. Panorama sarà il luogo degli art movies dalle evidenti potenzialità commerciali, il Forum sarà lo spazio delle scoperte che magari conquisteranno a loro volta il mercato, ma con linguaggi nuovi e un taglio più aperto alla sperimentazione. E se la Berlinale avrà successo sarà proprio per la trasversalità del suo progetto.
Rimpianti?
C’è sempre qualcosa che si vorrebbe in più, ma in definitiva sono molto contento, a cominciare dalla giuria per la quale ho lavorato mano nella mano con la Presidente, il Leone d’oro Mira Nair. Anche nel caso di Nicoletta Braschi, sono stato felice di sapere che la conosceva e l’apprezzava dopo aver visto La vita è bella, mentre abbiamo convenuto che era importante avere dall’Italia una interprete di grande carisma che è però anche una produttrice, in grado quindi di giudicare sia dell’artisticità che dei valori produttivi. Per il resto, vorrei chiudere con un ringraziamento a chi in Italia, a cominciare dai delegati del festival, ha collaborato con noi con grande disponibilità e al cinema italiano che, dal mercato al festival vero e proprio, sarà autentico protagonista in questo mio primo festival.
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