Dheepan di Jacques Audiard, Palma d’oro a Cannes, apre la seconda edizione del Festival Diritti Umani Lugano, la sera di giovedì 15 ottobre. Il Festival, con una nuova direzione affidata a Jasmin Basic, già nota per il suo lavoro di programmatrice in numerosi festival in Svizzera e all’estero, si prepara a offrire dal 14 al 18 ottobre, cinque giorni ricchi di proiezioni e incontri legati alla difesa dei diritti umani. Dheepan, racconta la storia di un ex soldato, una giovane donna e una bambina che fingono di essere una famiglia per sfuggire alla guerra civile in Sri Lanka e che finiranno per cercare di costruire una vita assieme in un sobborgo fuori Parigi. La serata inaugurale prevede la presenza dell’attore principale del film Antonythasan Jesuthasan, ex membro dell’organizzazione delle Tigri Tamil Eelam da cui si separò per questioni di disaccordo politico, chiedendo in seguito l’asilo politico in Francia, dove parallelamente a lavori saltuari in ristoranti o in supermercati, si dedica con successo alla scrittura sotto lo pseudonimo di Shobasakthi. Gorilla, il suo primo romanzo, viene pubblicato nel 2001, e racconta il suo passato nelle Tigri. Il suo secondo libro, Traitor, evoca la violenza ed i massacri dei prigionieri perpetrati dal governo dello Sri Lanka.
Il festival dedicherà anche un omaggio al popolo eritreo, al cui drammatico esodo, reso inevitabile da un regime totalitario dei più violenti mai ricordati, il Festival Diritti Umani Lugano si rivolge con particolare attenzione. Saranno presenti alcuni rappresentanti e militanti della comunità eritrea presente in Svizzera e in Italia: Alganesh Fessaha, attiva come medico in Italia da più di 30 anni e presidente della ONG Gandhi, Fana Asefaw, capo-medico al centro di psichiatria infantile della clinica Clienia Littenheid di Zurigo, padre Mussie Zerai, fondatore e presidente dell’agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, tra i candidati al Premio Nobel per la Pace, Keshi, ex maestro e direttore di scuola in Eritrea, che ha salvato la vita di molti minorenni ed ora abita e lavora in Ticino.
Il Festival si occupa anche della vicenda del blogger, giornalista e scrittore saudita Raif Badawi, divenuto emblema della lotta per la libertà di espressione e di informazione. Raif Badawi è attualmente detenuto in Arabia Saudita e condannato a 1.000 frustate e 10 anni di prigione. Durante la cerimonia di chiusura del Festival, la sera di domenica 18 ottobre, attraverso un collegamento via Skype, Ensaf Haidar, moglie di Badawi, porterà una testimonianza.
L’attenzione alla libertà di informazione e stampa, è tema particolarmente caro all’edizione 2015 che ha scelto come visual della manifestazione uno scatto del fotografo croato Nikola Šolić. Un’immagine significativa e simbolica che esprime il dissenso nei confronti della violazione dei diritti. La fotografia di Šolić, scattata a Zagabria nell’autunno 2008, si riferisce a un periodo in cui l’opinione pubblica croata e la stampa si mobilitò nei confronti di una crescente violenza e ingerenza da parte di poteri criminosi. Nella foto una scena tratta da una mobilitazione di giornalisti, tra i quali molte vittime di intimidazioni: scegliendo di mettersi simbolicamente dello scotch rosso sulla bocca, i manifestanti lanciano un messaggio esplicito contro ciò che più lede i diritti di ogni cittadino.
Maggiori informazioni sul sito www.festivaldirittiumani.ch
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