No ai finanziamenti di Stato: è la posizione del produttore Aurelio De Laurentiis, ospite dell’Ischia Global Fest, come riportata dall’ANSA. ”Qui in Italia – ha detto De Laurentiis – i produttori non sono imprenditori ma ‘prenditori’. I film si finanziano con gli spettatori, non aspettando i fondi del governo o attraverso altri escamotage contabili”. Piuttosto i produttori chiedano ”un mercato vero, la defiscalizzazione. Servono spirito imprenditoriale e innovazioni, come il product placement”.
A riguardo dell’affermazione è intervenuto il senatore del Pd, Vincenzo Vita, ”Il discorso di De Laurentis non è nuovo, ma attenzione a calarlo nella realtà di totale distruzione che il cinema italiano sta vivendo oggi. Trovo stucchevole – aggiunge Vita – continuare a improvvisare in un settore così delicato che sta morendo. E’ come continuare con il famoso ballo sul Titanic, e un uomo avveduto come De Laurentis non può non accorgersene. Oggi non è più come negli anni ’50 e ’60 e ne va della stessa sopravvivenza del nostro cinema. Questo governo – continua Vita – coi continui tagli ha devastato il settore della cultura. In tutti gli altri Paesi civili, il mercato è rigoglioso in quanto c’è un intelligente intervento pubblico. Quanto agli strumenti fiscali, sono giustissimi e siamo stati noi i promotori delle politiche fiscali in questo settore. Ma uno dei grandi difetti della politica fiscale italiana è di continuare a spremere gli spremuti lasciandio indenni i ricchi e non promuovendo il mecenatismo. Su questo tema – conclude – stiamo preparando un’interrogazione al ministro Bondi per chiedergli dova va la cultura italiana alla luce di tutti questi tagli”.
Diversa la posizione di Franco Scaglia, presidente di Rai Cinema dal 2004, che conversando con l’Adnkronos, così ha commentato: “Noi siamo produttori veri, perché noi tiriamo fuori soldi veri, li diamo alle produzioni e contribuiamo e abbiamo contribuito a fare il cinema italiano. Noi – rileva Scaglia – siamo la colonna portante del cinema italiano e soprattutto degli autori nuovi. Tutto il resto, polemiche in testa, non mi interessa”. E poi ha aggiunto: “De Laurentiis è un privato, io presiedo una società pubblica che, investendo i soldi dei cittadini, lavora sul cinema italiano di qualità. Rai Cinema – rimarca – produce moltissime opere prime e lancia i giovani. Se si vanno a vedere gli ultimi risultati come il film di Giorgio Diritti, o l’ultimo di Ozpetek o quello di Nanni Moretti, vedrà che sono tutti co-prodotti da noi. Anche il film di Martone ha una quota di Rai Cinema. Insomma – insiste – Rai Cinema è espressione virtuosa di Rai”.
“Sono d’accordo con De Laurentiis – dice invece all’Adnkronos Riccardo Tozzi, presidente Unione Produttori dell’ANICA – Bisogna dire basta ai finanziamenti pubblici” al cinema, ma è anche vero che oggi le cose sono nettamente migliorate rispetto al quadro disegnato da lui. Anni fa “eravamo realmente assistiti, ora no e possiamo quindi rinunciare ad un finanziamento di fatto marginale, in cambio però di incentivi fiscali. Le cifre parlano chiaro: fino al 2004 la percentuale del finanziamento pubblico sul totale del valore della produzione era superiore al 50%; lo scorso anno, invece, è stata pari al 12%. Cifra abbastanza marginale per la quale non vale al pena di stare a fare battaglie, altrimenti si dà l’impressione di essere finanziati dallo Stato quando siamo gli imprenditori meno finanziati. Non è più fattibile – continua Tozzi – che ci sia una commissione di Stato che decide quali film devono essere finanziati e quali no, anche se devo dire – tiene a precisare – che negli ultimi anni ha funzionato bene. Nel passato, ha ragione De Laurentis, siamo stati troppo assistiti – ribadisce il presidente – ma dal 2004 ad oggi le cose sono cambiate. Ed ora possiamo dire stop ai finanziamenti statali in cambio di altri interventi che non arrivino dalla fiscalità generale. Si può pensare a forme di prelievo sul biglietto, a incentivi fiscali o alle forme di intervento usate in Gran Bretagna dove si procede alla ripartizione automatica di una quota incassata dalla lotteria”.
“Il cinema è arte ma anche industria. Per questo un regista o uno sceneggiatore dovrebbero sempre mantenere il legame con il pubblico”, commenta invece all’Adnkronos il regista Ferzan Ozpetek. ”Secondo me – aggiunge – c’è una frase significativa di Billy Wilder che tutti i registi dovrebbero tenere presente: ‘quando un mio film esce e non ha successo di pubblico cerco di capire dove ho sbagliato”’. Giusto secondo il regista italo – turco, che precisa di non avere ”mai avuto finanziamenti pubblici, nemmeno per il mio primo film Il bagno turco, che siano gli incassi a pagare il cinema. Ma, spiega, ”se non ci fossero stati i finanziamenti publici non ci sarebbe stato Gomorra di Matteo Garrone o Il Divo di Paolo Sorrentino, che sono stati successoni pluripremiati. Non solo, secondo me, lo Stato dovrebbe investire nei giovani talenti finanziando i film dei debuttanti, almeno fino alla seconda opera, per fare crescere le nuove leve”. Per Ozpetek infine ci sono anche situazioni particolari, come magari un film ”difficile per il pubblico che però è molto importante per le novità che contiene e per le nuove strade che può aprire al cinema. Questo tipo di film – conclude – non può non essere finanziato”.
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