DAVID BUSH


David Bush, da Londra, quarantacinque anni, e una grande esperienza nel campo degli effetti visivi. È a lui che Cinecittà ha pensato per la direzione di Cinecittà Digital, la nuova struttura che si dedicherà alla post produzione del materiale girato su supporto digitale.

Bush, quali sono i criteri alla base di Cinecittà Digital?
Vorremmo riuscire ad usare la nuova tecnologia e a raccordarla alle nuove professionalità. Il cinema si evolve nel tempo, e le tecnologie che lo supportano si evolvono insieme. Bisogna fare delle scelte utili, ai racconti, alla diminuzione dei costi, all’evoluzione del colore creativo dei film.

Questa struttura permetterà anche un’evoluzione delle forme del cinema italiano?
Sì, credo che ci si renderà presto conto che si possono anche realizzare film che non siano minimalisti. Penso che le nuove tecnologie aiutino a stimolare la fantasia. Ma sia chiaro che quello che vogliamo fare non è un’evangelizzazione, ma smitizzare questo strumento. Il digitale non è una minaccia, non è utile solo per creare effetti speciali all’americana. Non pensiamo che nascerà un nuovo genere – dopo gli “spaghetti western” gli “spaghetti sfx” – ma che aumenterà la consapevolezza delle nostre possibilità. Il pubblico è drogato dai film di azione. Spero invece che il mio lavoro sia solo un elemento, come il suono di uno strumento, tra i tanti, all’interno di un’orchestra.

Pensa che il mercato italiano sia pronto ad affrontare questa sfida?
Gli interventi di questi anni, il lavoro che ha fatto Cinecittà e quello svolto da Gillo Pontecorvo a Venezia, hanno creato una giusta concezione del digitale. Oggi si cerca una vera collaborazione tra le varie società, così che l’industria italiana sia competente e competitiva. Abbiamo concepito questa struttura con partner che sono all’esterno di Cinecittà e che non sono né tutti a Roma, né tutti in Italia. E anche la scuola sarà inserita in questo progetto.

E Cinecittà è il luogo ideale dove creare una simile struttura…
Cinecittà è da sempre il luogo dove il regista può seguire tutte le fasi del proprio film. Anche il “distretto” digitale è composto di mille realtà che vanno messe insieme, progetto per progetto, per poter dare risultati. Abbiamo ancora dei problemi, la banda larga, per esempio, che in Italia ha prezzi assolutamente sproporzionati rispetto ai prezzi degli altri paesi d’Europa.

Continuerà a seguire la realizzazione dei singoli film?
Sono stato ultimamente sul set di Antonioni, e l’ho visto girare l’ultima inquadratura del suo film, un sole al tramonto, un’inquadratura molto bella e triste che aveva al suo interno aspetti sia reali che virtuali. Andare sul set è la mia vita, non ne potrei mai farne a meno.

autore
23 Novembre 2001

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