DAVID 2001


Il titolo più azzeccato sulla cinquantunesima edizione del Premio David di Donatello? Quello del Corriere della Sera, “Il dolore di Moretti supera i baci di Muccino”.
Tutti d’accordo i giornali sui buoni dati d’ascolto della diretta di Raidue della premiazione, merito soprattutto di un vivace Piero Chiambretti in splendida forma, che ha condotto una serata non ufficiale, frizzante e ricca di battute a tambur battente. Ma all’ottimismo de Il Giornale – “Il nuovo corso dei David è ormai aperto… e si parla di Oscar italiani” – si contrappongono la Stampa che scrive di spettacolo squallido e terribile nonostante Chiambretti e ancora il Corriere della Sera che registra l’insoddisfazione di molti per l’omaggio improvvisato a Vittorio Gassman e la necessità di prendere lezione dallo show degli Oscar.
Comunque la carta stampata, in sintonia con i David assegnati, ha dato per lo più conto della cronaca della serata televisiva e delle dichiarazioni dei premiati.
Poche e moderatamente critiche le voci discordanti. Per Tullio Kezich (Corriere della Sera), contento della vittoria “meritatissima” di Nanni Moretti, si è trattato di un verdetto salomonico che ha premiato i favoriti “fra parecchi film buoni e ottimi”. E tuttavia l’accento critico è sulla composizione della giuria, che Kezich vorrebbe formata solo da professionisti del cinema, una sorta di qualificata Academy nostrana. Lietta Tornabuoni (La Stampa) paragona i David 2001 a “un esercizio d’equilibrio, ispirato alla par condicio” e tuttavia esprime soddisfazione per il premio, come miglior regista esordiente, a Alex Infascelli, augurandosi di vedere presto se è vera o no la resurrezione del nostro cinema. Per Paolo D’Agostini (la Repubblica) non occorre attendere, i film premiati confermano che la primavera è già sbocciata. Fabio Ferzetti (Il Messaggero) se la prende con il meccanismo della terna dei finalisti “che esalta un pugno di film e penalizza tutti gli altri”, un meccanismo che funzionava quando il nostro cinema era al lumicino. Così il critico cinematografico sottolinea come ci si sia dimenticati delle opere di Gianluca Tavarelli, Pasquale Scimeca, Matteo Garrone, Edoardo Winspeare, Wilma Labate, Giuseppe Rocca.
Infine Andrea Piersanti dà voce al malumore di Laura Delli Colli, neopresidente del Sindacato dei giornalisti cinematografici, che critica lo slittamento unilaterale, per questioni di accordi televisivi, della data dei Nastri d’argento, voluto per favorire i premi David.

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