Dario Argento: “La nostra fiction è la morte del cinema”


E’ soddisfatto del black carpet con sottofondo musicale di Claudio Simonetti, della sala strapiena, dell’omaggio-evento che gli ha dedicato la Festa. E dei tanti fan accorsi, anche da Francia e Inghilterra, alla Notte d’Argento per vedere la sua trilogia, Suspiria e Inferno chiusa dal capitolo conclusivo La terza madre, in sala il 31 ottobre, notte di Halloween, con Medusa. “Sono un po’ meno contento che qualcuno abbia pagato ai bagarini 85 euro per i biglietti della serata”, afferma il regista Dario Argento.
E’ il suo momento. La Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, insieme alla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, il prossimo giugno gli dedicherà la retrospettiva completa, la tradizionale tavola rotonda e un volume monografico.
Con La terza madre, realizzato con la collaborazione della Film Commission Torino Piemonte, Argento lascia il genere thriller e giallo del precedente lavoro, Il cartaio, e torna al campionario del soprannaturale e dell’horror fantastico. Per questa rappresentazione forte e crudele dell’eterna lotta tra il bene e il male, ha voluto accanto a sé la figlia Asia e la sua ex compagna Daria Nicolodi.

Quanto il suo film rispecchia la violenza presente nella nostra società, nella quale addirittura le madri ammazzano i figli?
Non ho mai pensato a questo aspetto sociologico del film. E poi la violenza c’è sempre stata, ma la gente facilmente dimentica. Come è accaduto con gli anni ’70 in Italia, caratterizzati da una violenza esasperata. Non c’è nulla di politico nella mia pellicola. Tutto nasce dal mio inconscio e subconscio, dal bisogno di raccontare qualcosa di assurdo e pazzesco, o la bellezza e la bruttezza degli esseri umani. E’ il risultato di una scrittura automatica, scrivo come se mi trovassi in una sgangherata seduta psicoanalitica.

Lei è considerato all’estero un maestro nel suo genere. Ha trovato una spiegazione?
Ho una macchina da presa come tutti gli altri, non ho un metodo particolare. Certo i registi americani, a differenza degli italiani, hanno a disposizione enormi budget. Da noi si spende tantissimo per fare della fiction, invedibile e inverosimile. La rovina del cinema italiano è la fiction, e poi viene realizzata da registi che non fanno cinema. Prendete l’ultimo Guerra e pace, un “palloccone”. Ma come parlano questi attori? Si mangiano tutte le parole. Del resto i produttori americani di Masters of horror, venuti a Roma per la Festa della fiction, mi hanno chiesto: “Perché fate delle fiction così brutte? Forse perché costano poco o non le firmano registi di cinema?”.

Come nascono i suoi incubi cinematografici?
Faccio i conti con la mia macchia nera, che è molto spessa, perciò racconto tante malvagità e cose cattive dell’animo umano. Noi tutti abbiamo questa macchia nera, ma io a differenza di tanti ci dialogo, ci parlo quando sono solo e così mi vengono pensieri allucinanti e ignobili. Quando ho finito sono una persona normale. Quando lessi Edgar Allan Poe capii che lui aveva questo dialogo intimo con la sua macchia nera, che lo spingeva a raccontare la malvagità dell’uomo. Qualcuno, come un critico donna di Toronto, mi ha detto che sono ossessionato da fantasie anali!?!

Si è documentato prima di iniziare le riprese?
Sì ho frequentato la Biblioteca Angelica, specializzata in esoterismo, magia e satanismo.

Come ha lavorato con Asia?
Ho sentito che è maturata grazie alla sua esperienza come regista. E’ un’attrice consapevole di essere coinvolta in un progetto collettivo, a differenza di certi attori prigionieri del loro narcisismo.

 

Ha girato parte del film a Torino.
Questa città ha un’architettura bellissima e interni eccezionali, è una specie di teatro di posa. Ho girato il film anche a Roma, dove ormai non si può più lavorare. Negli esterni romani è accaduto che persone ci gettavano oggetti dalle finestre o che era impossibile girare alla stazione Termini.

 

E’ forse diminuita la sua attenzione alla scenografia?
In Suspiria la scenografia era importante perché non esistevano gli effetti speciali. Ne La terza madre sono invece oltre 180 e realizzati da Lee Wilson, perciò non posso mettere fondi leccati.

Il suo approccio con la paura è cambiato nel tempo?
No, sono cambiati i mezzi, c’è stata l’irruzione potente del digitale, che ora è alla portata di tutti. L’ho scoperto lavorando ai due episodi di Masters of horror, per i quali ho realizzato gli effetti speciali a costi contenuti.

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24 Ottobre 2007

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