DARIO ARGENTO


Sarà il primo film italiano ad approdare in sala nel 2004, Il cartaio. 220 copie che Medusa lancia il 2 gennaio, tra Capodanno e l’Epifania, a sfidare i blockbuster natalizi. Prodotto appunto da Medusa con la Opera Film di Dario e Claudio Argento, girato in inglese e già prenotato da molti acquirenti esteri, è un film di genere, che mescola il poliziesco all’italiana con il serial killer movie all’americana: ha sfiorato la platea veneziana ma poi non si è trovato un accordo per la giusta collocazione. E’ girato in una Roma insolita, medievale e periferica, moderna e sotterranea, ha la fotografia a luce naturale del Dogma, gli effetti di Sergio Stivaletti, le musiche di Claudio Simonetti. Tra gli interpreti torna l’altra figlia di Dario, Fiore Argento: un suo primo piano distorto al computer è la locandina del film.
Colpisce il contesto tecnologico in un giallo freddo e punteggiato da accenni di commedia, poco sanguinario e molto necrofilo, quasi un pretesto per una storia d’amore e morte.

Un killer informatizzato e poliziotti hacker che tentano di bloccarlo: la tecnologia è il male contemporaneo?
La tecnologia è un mezzo a servizio di una mente diabolica. Come in Dr. Mabuse, der Spieler di Fritz Lang, un film che ho amato molto, l’assassino è un grande giocatore. Solo che non se ne sta acquattato nella rete fognaria, ma naviga nella Rete. Il male, però, non ha certo bisogno di internet per affermarsi.

Cosa la affascina del videopoker?
A Londra, mentre lavoravo a Non ho sonno, mi è capitato di osservare i giocatori di videopoker e mi ha colpito il loro accanimento. Personalmente non mi piace il gioco, non mi dà nessuna eccitazione e mi sembra di buttare i soldi, persino da bambino mi addormentavo durante la tombola… Però ho studiato la psicologia di queste persone, con l’aiuto del criminologo Mastronardi: l’amore per il rischio può arrivare veramente a livelli inimmaginabili, fino all’omicidio.

Da Stefania Rocca a Silvio Muccino, passando per Claudio Santamaria, ha scelto un cast giovane.
Non avevo mai avuto un cast così, sono i migliori attori della loro generazione. Di solito ho un rapporto molto tormentato con gli interpreti, fin dalla mia prima esperienza. Quando giravo L’uccello dalle piume di cristallo, nel ’69, tra me e Tony Musante c’era un tale odio che alla fine delle riprese è venuto sotto casa mia per menarmi, ma io non gli ho aperto la porta.

Sta già pensando al nuovo film, La terza madre.
Non puoi frenare i tuoi sogni. Quando lavoro a un progetto, penso sempre ad altro, scrivo articoli e racconti. Ho una specie di febbre che mi corrode l’anima.

autore
29 Dicembre 2003

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