Danzando con la Sic

Sono due i titoli italiani della Settimana della Critica numero 29, a Venezia dal 27 agosto al 6 settembre: in concorso il documentario di Ivan Gergolet, fuori gara Arance e martello di Zoro


Sono due i titoli italiani della Settimana della Critica numero 29, a Venezia dal 27 agosto al 6 settembre, annunciati oggi dal delegato generale Francesco Di Pace. Per la prima volta nella storia della sezione curata dai critici del Sncci c’è un documentario in competizione e non per cavalcare una moda ma per convinzione. Si tratta di Dancing with Maria di Ivan Gergolet, una coproduzione tra Italia, Argentina e Slovenia. Mentre fuori concorso, come evento di chiusura, troviamo Arance e martello di Diego “Zoro” Bianchi, noto blogger e autore televisivo.

Ivan Gergolet, sloveno nato a Monfalcone, ha acceso l’obiettivo su Maria Fux, una straordinaria danzatrice argentina oggi novantaduenne, che a Buenos Aires rende possibile giocare col proprio corpo e con il ritmo a chiunque, persino ai non udenti, nella sua scuola in cui la danzaterapia è incontro con se stessi e con gli altri. Per Maria Fux, che Gergolet ha conosciuto attraverso sua moglie, che ne è stata allieva, è possibile danzare anche nel silenzio. “Nei suoi corsi – spiega il regista, classe 1977, laureato al DAMS di Bologna – danzano insieme ballerini di qualsiasi condizione ed estrazione sociale, uomini e donne a volte con malattie fisiche e mentali, tutti alla scoperta di se stessi e degli altri. L’incontro con l’energia e la danza di Maria cambiano la loro vita. Dopo aver sperimentato e trasmesso agli altri il suo metodo basato sulla percezione dei ritmi interni e sulla simbiosi con la musica, oggi ha preso in consegna un’ultima allieva, forse la più difficile, se stessa”. In quattro anni di lavoro, Gergolet ha realizzato un film che non vuole essere biografico, “perché dietro questa figura di artista e di donna, ho capito che quello che mi affascinava erano le tante altre storie che emergevano. Così ne è venuto fuori un film a mosaico in cui Maria è il sole attorno al quale girano tanti pianeti che si incrociano. Ed è anche un film sulla possibilità e la bellezza di potersi commuovere nel buio di una sala cinematografica dove ci sentiamo più liberi, come sono più libere le persone che iniziano un percorso con Maria Fux”.
Gergolet, che ha realizzato diversi corti e documentari, è alla sua opera prima di lungometraggio prodotta da Igor Prinčič, già produttore del film caso della Sic dello scorso anno, Zoran, il mio nipote scemo. Dancing with Maria è coprodotto da Transmedia (Italia), Imaginada Films (Argentina) e Staragara (Slovenia).  

L’altro titolo italiano è un Fa’ la cosa giusta a San Giovanni, una commedia intelligente e capace di parlare della realtà, in linea con le scelte dei selezionatori, che l’anno scorso puntarono su Zoran il mio nipote scemo, anche per ribadire un modo di fare cinema leggero ma non privo di contenuti. Arance e martello, prodotto da Fandango con Rai Cinema, segna l’esordio di Diego Zoro Bianchi, autore e conduttore di Gazebo su Raitre, blogger e giornalista. Zoro ha seguito il microcosmo del mercato di Via Orvieto a Roma: “E’ come se fosse la mia casa, il mondo che lo abita, le sue dinamiche, le ho osservate quotidianamente da quando sono nato”, dice. Il risultato è un film “storico” e “in costume” ambientato nella calda estate del 2011 quando, in piena era berlusconiana, è arrivata la notizia della decisione del Comune di chiudere il mercato rionale. Per il variegato e multietnico popolo di Via Orvieto è stato giocoforza rivolgersi alla locale sezione del Pd, in fondo alla strada, ma separata dal mercato e dal mondo da un muro di cemento eretto per i lavori della metro C. L’appello ha scatenato una serie di situazioni paradossali e tragicomiche che l’opera narra con ironia. 

Drammatici invece sono tutti gli altri film della selezione, curata per il secondo anno da Anna Maria Pasetti, Nicola Falcinella, Giuseppe Gariazzo e Luca Pellegrini, e dedicata in questa edizione a due critici da poco scomparsi, Claudio G. Fava e Sandro Zambetti. L’inaugurazione è affidata all’iraniano Melbourne, che ha tra gli interpreti Pauman Maadi, il marito di Una separazione di Ashgar Farhadi. In concorso troviamo invece The Coffin in the Mountain del cinese Xin Yukun, il vietnamita Flapping in the Middle of Nowhere della regista Nguyen Hoang Diep, opera ad alto tasso di provocazione dove una ragazza incinta si vende a un cliente ossessionato proprio dalle donne in stato interessante, il serbo No One’s Child di Vuk Rsumovic, il franco-belga Terre battue di Stéphane Demoustier, prodotto dai fratelli Dardenne e interpretato da Olivier Gourmet e Valeria Bruni Tedeschi, il palestinese Villa Touma di Suha Arraf, già autrice del documentario Women of Hamas nel 2010 e sceneggiatrice di titoli come La sposa siriana e Il giardino dei limoni entrambi diretti da Eran Riklis, il tedesco Zerrumpelt Herz, saggio di diploma di Timm Kroeger, opera di grande maturità stilistica ambientata alla fine degli anni ’20.

Da segnalare lo spostamento delle proiezioni in Sala Perla e Perla 2, perché la Darsena, quest’anno, non ospiterà né la Sic né le Giornate degli Autori. “Una scelta che non condividiamo, perché ci sentiamo parte integrante della Biennale al cui successo contribuiamo”, dice il presidente del Sncci Franco Montini. Mentre Francesco Di Pace precisa, “non c’è polemica, perché capiamo l’investimento su Orizzonti della Mostra, ma poniamo una questione identitaria e anche di capienza delle sale, negli anni scorsi abbiamo sempre riempito la Darsena con il pubblico della Sic”. Intanto, alla voce bilanci, all’attivo c’è il successo di Zoran, oltre ai tre Leoni del futuro portati a casa nelle ultime tre edizioni. Tuttavia quello dello scorso anno – White Shadow – non ha ancora trovato spazio nelle sale.

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