Distogliamo, per qualche minuto, Dante Spinotti dal suo lavoro di ricerca per il prossimo film di Roberto Benigni ispirato al burattino di legno di Collodi. Ci risponde con garbo e rara sapienza, doti che lo contraddistinguono sulla scena internazionale. Con arguta ironia si dice addirittura lusingato di appartenere al gruppo dei 16 “maestri di luce” del cinema italiano che compongono la rassegna del Guggenheim. “Però, se mi chiede se l’evento in programma a New York sancisce il valore artistico dei direttori della fotografia, per prima cosa, le dico che l’opera d’arte è il film. Il prodotto finito che si ottiene grazie al contributo di un’intera equipe, organizzata dal regista su un preciso impianto narrativo. L’arte del cinema inizia e finisce su grande schermo. Fino a un attimo prima, il lavoro dei singoli è puro artigianato”.
Cosa apprezzeranno dunque i fortunati visitatori del museo newyorkese?
Il linguaggio puro del cinema. Quella ricerca che inizia prima di approdare sul set. Questo sì si avvicina a comprendere il cammino di realizzazione di un’opera d’arte, dove ogni dettaglio acquista la sua importanza.
Si tratta comunque di un indiscutibile omaggio al cinema italiano?
Gli italiani hanno un passato straordinario, uno dei più importanti del mondo. Basta ricordare 8 e mezzo di Fellini o la carriera di Vittorio Storaro e Giuseppe Rotunno. Il contributo storico del cinema italiano merita questo riconoscimento. Anche se i traguardi non finiscono mai. Il volore dell’illustre passato deve servire a incoraggiare gli autori di oggi. Compreso me.
Sta lavorando all’atteso film di Benigni ispirato a Pinocchio. Ha già scelto la chiave interpretativa del suo lavoro?
Ho appena iniziato e non sono ancora in grado di mettere a fuoco l’idea chiave. Certo si ispirerà al libro di Collodi e quindi alla cultura dell’800, ma applicata allo straordinario genio di Roberto Benigni. E, senza dimenticare Armando Nannuzzi, che nel 1972 firmò la fotografia del Pinocchio tv diretto da Luigi Comencini, la mia versione sarà potenziata grazie ai moderni mezzi messi a disposizione dall’elettonica.
Non è la prima volta che si dichiara entusiasta delle potenzialità grafiche e visive offerte dal computer.
Si tratta di un strumento in realtà molto semplice e, come tale, capace di rendere tutto più facile, oltre che economico. Esalta l’elaborazione della struttura fantastica e surreale del soggetto.
Nonostante questo suo attuale impegno in Italia, preferisce spesso lavorare all’estero. Perché?
Il cinema più interessante, in questo momento, viene prodotto a Hollywood, marchio internazionale della celluloide. Vero è che lì non si è mai perso di vista il rapporto con il pubblico. Primo, vero stimolo di chiunque fa il mio mestiere.
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti