L’appuntamento è l’obelisco dell’Eur, a Roma. Qui, sul set di Lungo la strada l’opera prima di Daniele Vicari prodotta dalla Fandango di Domenico Procacci, troviamo file di motociclette allineate. Sotto i telai cromati si vedono i grovigli metallici dei motori accendersi e rombare. La scelta della location è stata quasi obbligata: in questo spazio immenso che Vicari (leggi la nostra intervista)chiama “non–luogo” perché “privo della necessaria forma di umanità che ognuno di noi dovrebbe avere attorno”, ogni venerdì sera si riuniscono decine di patiti di auto truccate. Si ritrovano per parlare dei loro oggetti di culto: automobili e motociclette, in cui investono tempo, denaro e passione. Fanno anche corse clandestine. Proprio come accade in America dove il film Fast and the Furious ha portato alla ribalta il mondo underground degli street racers.
Molti di loro sono sul set per fare le comparse. Alcuni indossano giacche da motociclista, fumano impazienti di salire sulle loro vetture e nel frattempo chiacchierano in un gergo inaccessibile ai profani.
“Formano una società parallela, invisibile, con codici propri che mi ha molto impressionato”, dichiara Valerio Mastrandrea, uno dei protagonisti della pellicola arrivata alla sesta settimana di riprese. È una sottocultura che Vicari conosce bene: nel 1999 ha diretto il documentario Sesso marmitte e videogames in cui indagava la mania delle auto in Italia. Da lì nasce il sodalizio con Procacci e il progetto del film di cui il giovane regista è anche sceneggiatore insieme a Laura Paolucci e Maura Nuccetelli.
Protagonisti di Lungo la strada sono, oltre a Mastrandrea nel ruolo di Stefano, Alessia Barela (Giovanna) e l’esordiente Cristiano Morroni (Claudio). La loro storia si svolge tra Ostia e l’Eur. Stefano è un meccanico sull’orlo del tracollo economico che accoglie il diciottenne Claudio nella sua officina e lo introduce nell’ambiente delle corse illegali. Qui il ragazzo incontra Giovanna, donna fragile e frustrata. Del suo personaggio Alessia Barela racconta: “E’ una vera stronza. Una donna inquieta che cerca di strutturarsi a spese degli altri. Ma il rapporto d’amore con Claudio, un uomo introverso e puro, cambia la sua vita”. Lo stesso accade a Stefano di cui Mastrandrea dice: “E’ un personaggio che non stimo. In lui c’è qualcosa di marcio anche se non è una davvero una carogna”.
Il centro del film sono proprio questi personaggi più che le macchine che sfrecciano lungo le strade romane. E qui sta la differenza con Fast and the Furious. Vicari non aveva né i mezzi né la voglia di farsi ingabbiare nel genere cinematografico a cui appartiene la pellicola di Rob Cohen. Ha scelto una strada diversa in cui l’azione è funzionale a raccontare i personaggi e non viceversa. Su di lui ha scommesso Procacci che afferma: “Daniele è un regista molto serio. Mi ha convinto il modo in cui ha lavorato nei documentari e ho deciso di metterlo alla prova in un altro modulo narrativo”.
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