Produzioni a sottoscrizione. L’idea che ha avuto Daniele Maggioni, in due parole, è questa. Il progetto si chiama “Forza cani” (vedi il sito ufficiale) e in pratica si tratta di un’associazione culturale virtuale. Chi è interessato si iscrive, paga e con quei soldi diventa coproduttore di un film. Una vera e propria esperienza di produzione collettiva che finora ha già permesso di realizzare un lungometraggio in digitale. Più indipendente di così…
Ma Maggioni non è un produttore con idee originali che si muove in circuiti “minori”. Tanto per dirne una è lui che ha prodotto tutti i film di Soldini, fin dal 1985. Poi, dopo il successo di Pane e tulipani, il sodalizio si è spento, e ognuno ha continuato per la propria strada. E infatti Ieri, il nuovo lungometraggio del regista, è prodotto da Lionello Cerri e Luigi Musini.
Daniele Maggioni intanto ha cominciato con un nuovo autore: Cesare Cicardini, regista di La precisione del caso, in uscita nelle sale italiane.
Perché non produce più i film di Soldini?
Avevamo fondato insieme la Monogatari, la società che ha prodotto tutti i suoi film, ma ora i nostri percorsi si sono divisi. Esistono diversi tipi di produttori: o si fa il produttore-imprenditore o il produttore-progettista. Io appartengo alla seconda specie, mi piace intraprendere con il regista percorsi a lunga distanza. Silvio ha fatto delle scelte progettuali che io non condividevo, quindi ci siamo separati.
Sembra che lei privilegi un rapporto molto stretto con i registi…
Non faccio nient’altro che seguire la mia natura, potrei essere un semplice imprenditore ma tradirei il mio carattere. Ora ho deciso di lavorare solo ed esclusivamente con i giovani autori.
Una strada dura?
Faccio poche cose e con difficoltà. Le risorse finanziarie sono spesso impossibili da mettere insieme. Sto lavorando al lungometraggio di Monica Castiglioni: fino a un mese fa sembrava che avessimo i fondi, ora è sfumato tutto. A volte i meccanismi del finanziamento attraverso l’articolo 8 fanno cilecca. Il problema è che le commissioni giudicano il progetto guardando solo la sceneggiatura. Il resto, che meriterebbe uguale attenzione, passa in secondo piano. La valutazione dunque avviene senza conoscere le potenzialità dell’artista, il curriculum. Cicardini sarà un talento del 2000, ne sono sicuro. Ma il percorso di crescita di un autore è lungo e difficile e il produttore deve tutelare e agevolare questo cammino.
Ci spiega come è nata l’idea di “Forza Cani”?
E’ un’esperienza di produzione collettiva molto forte. Chi vuole può diventare produttore dei film che progettiamo, sottoscrivendo una quota. Il funzionamento è molto simile a quello della compartecipazione. Abbiamo già girato un film in digitale, Forza cani appunto, spendendo in tutto 60 milioni. Una scelta produttiva ben definita, dove ogni decisione diviene frutto di elaborate discussioni.
Come definirebbe il cinema che ha prodotto finora?
Mi interessa molto la contemporaneità, ma attraverso prospettive meno consuete. Il mnemonista di Paolo Rosa, ad esempio, raccontava proprio una contemporaneità di atteggiamento. Oggi non riusciamo più a ricordare, l’esercizio della memoria costa troppo e abbiamo delegato tutto alle macchine.
Lei lavora a Milano, che differenze ci sono con l’ambiente della capitale?
Milano è molto meno vischiosa, senza vincoli. Qui si lavora e si sperimenta fuori dai meccanismi convenzionali. Le faccio l’esempio di Filmmaker (vedi il sito ufficiale), un festival che esiste da 21 anni e che ha prodotto registi come Soldini, Segre, Ferrario e Maderna. Dico “prodotto” perché Filmmaker ha sostenuto la produzione delle loro prime opere. Un documentarista morto da poco e riconosciuto oggi come un grande regista, Johan Vander Keuken, teneva seminari nell’ambito di Filmmmaker. Qui lavoriamo in un modo che incarna molto bene lo spirito della marginalità. Si gioca con poco, ma dando delle suggestioni.
Nuove produzioni?
Ho due progetti fra le mani: Come sposare un artista di Monica Castigliani, e Nocturno bus di Cesare Cicardini.
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