Dalle Madri di Manchevski al Cancelliere di Havel


E’ Majki di Milcho Manchevski ad aprire il 19 gennaio il Trieste Film Festival, principale appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro-orientale che andrà avanti fino al 25 con omaggi, retrospettive, incontri e i tradizionali concorsi internazionali. Il film, il cui titolo è traducibile con Madri, inaugurerà al Teatro Miela con una sorta di ‘trittico macedone’, che inizia come una fiction e si trasforma in un documentario: per usare le parole dello stesso regista “è come quei trittici che vedi nelle chiese o nei musei, dove i tre dipinti non sono completi se presi da soli, ma solo quando vengono visti nel loro insieme. Tutte e tre le storie affrontano la verità come viene riflessa da uno specchio incrinato. Scopriamo qualcosa e poi veniamo a sapere che potrebbe non essere la verità. Majki non è un film sulla verità, ma sulla sua natura”. Manchevski sarà presente a Trieste, dove terrà un’attesa masterclass, il 21 gennaio.

 

A chiudere è invece Ochàdzenì (Partire / Leaving), firmato dal recentemente scomparso Václav Havel. Tratto dalla pièce teatrale omonima che Havel aveva iniziato a scrivere nell’estate del 1989, prima delle svolte politiche che lo portarono alla Presidenza della Repubblica Ceca, è l’esordio alla regia cinematografica del geniale drammaturgo e politico, e racconta in chiave tragicomica la storia di un anziano signore che ha occupato a lungo la poltrona di Cancelliere, ed ora che è stato esautorato non può accettare serenamente la nuova situazione, lo sgretolamento del suo ambiente e il vero volto della sua “corte” personale.

 

Prosegue poi la collaborazione con l’Associazione Corso Salani e il relativo premio che sarà disputato da cinque finalisti: La Fabril di Caterina Gueli, Materia Oscura di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, L’Ora Blu di Stefano Cattini, Il Passo di Alessandra Locatelli, Francesco Ferri, Mattia Colombo e Tir-Corridoio 5 di Alberto Fasulo. Nelle sezioni competitive si segnalano in particolare The Loneliest Planet della regista statunitense di origine russa Julia Loktev, tratto da un racconto di Tom Bissell, e Loverboy di Cãtãlin Mitulescu, già a Cannes per ‘Un certain regard’, entrambi nella sezione Concorso Internazionale Lungometraggi.

 

17 i concorrenti della sezione cortometraggi, tra cui l’italiano L’estate che non viene di Pasquale Martino, anche lui in concorso a Cannes, a cui si aggiunge una selezione non competitiva di 11 cortometraggi di animazione provenienti dai paesi dell’Europa Centro-Orientale. Il Concorso Internazionale Documentari, curato da Fabrizio Grosoli, propone 18 film, tutti in anteprima nazionale, provenienti dalle nazioni che fanno parte delle aree tradizionalmente investigate dal Festival. Tra questi Ivan & Ivana di Jeff Silva, quadro inedito dell’immigrazione negli Stati Uniti, e Nasa Gazeta (Il nostro giornale / Our Newspaper) di Eline Flipse, incentrato sulla figura di un giornalista della Russia più profonda e rurale, lontana da Mosca, che decide di creare un giornale tutto suo, dove scrive solo delle vicende quotidiane degli abitanti della zona.

Sempre a cura di Grosoli è l’importante omaggio alla Wajda School, una imponente nouvelle vague di documentaristi polacchi che deve moltissimo al più grande cineasta polacco di sempre, Andrzej Wajda appunto. La retrospettiva Il caos come visione del mondo, curata da Federico Rossin, è dedicata a Grzegorz Królikiewicz, forse il regista più sorprendente e misconosciuto del cinema polacco. A lui è dedicato anche il primo volume di una nuova collana di cinema, I quaderni del Trieste Film Festival, edita dalla Beit, casa editrice di Trieste che focalizza le sue scelte editoriali su temi inerenti storia, cultura e letteratura dell’Europa centro-orientale. Il libro (“Grzegorz Królikiewicz. Un maestro del cinema polacco”) curato, come la rassegna, da Federico Rossin sarà presentato sabato 21 gennaio al Caffè Tommaseo. E ancora Muri del suono, lo spazio curato da Giovanna Tinunin che il festival dedica ai film a tematica musicale, con Freakbeat di Luca Pastore e Bijelo Dugme di Igor Stoimenov, il meeting di coproduzione When East meets West, il progetto Eastweek curato da Elena Giuffrida che rinnova il proprio impegno con le Scuole e le Accademie di Cinema dell’Europa centro-orientale, portando a Trieste una ventina di giovani registi, produttori e sceneggiatori e dando loro l’occasione di partecipare, oltre che al festival, ad incontri, seminari e proiezioni speciali.

Tra gli eventi speciali, la serata “XXX rated” di sabato 21 gennaio al Miela; la TFF Dirty Night che vedrà sul grande schermo Dad Made Dirty Movies (Papà faceva film ‘sporchi’) di Jordan Todorov, storia di A.C. Stephen, fuggito negli Stati Uniti dalla Bulgaria comunista, cristiano devoto e buon padre di famiglia, diventato uno dei più famosi registi di cinema erotico degli Stati Uniti, unanimemente riconosciuto come il re del genere sexploitation. E poi la proiezione del 25 gennaio, Il paese dei morti di Sándor Lász e Róbert Kollár, per ricordare la Giornata della Memoria.

 

Infine, la sezione Zone di Cinema, che ospita i più interessanti esempi della produzione cinematografica strettamente collegata al territorio e un tributo a Callisto Cosulich, grande firma della critica italiana con la presentazione il 24 gennaio al Caffè Tommaseo il volume “Il coraggio della cinefilia. Scrittura e impegno nell’opera di Callisto Cosulich”, a cura di Elisa Grando e Massimiliano Spanu (edito da Eut – Edizioni Università di Trieste), prima monografia dedicata alla sua opera completa.
Nuova opportunità anche per gli aspiranti filmmaker e videomaker: il festival, insieme alla radio dell’Università di Trieste Radioincorso e a BIP Computer Apple Premium Reseller, organizza la prima edizione del 2 Days Short Contest, concorso estemporaneo di 48 ore, durante le quali ai partecipanti viene richiesta la realizzazione di uno spot di 30″ a tema. Tema, titolo e vincoli verranno comunicati solo il 20 gennaio alle ore 20.

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16 Gennaio 2012

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