Il cinema italiano ha un nuovo set da qualche anno, il Salento, dove non solo hanno girato registi venuti dal nord come Cristina Comencini, ma ne hanno riscoperto le radici autori nati nel profondo Sud come Edoardo Winspeare, regista diventato punto di riferimento non solo per i suoi film (Pizzicata, Sangue vivo), ma anche per le iniziative del gruppo Geco”. Lultimo di questi progetti è Sale, lungometraggio realizzato con il finanziamento della Provincia, prodotto da Saietta Film e composto da tredici cortometraggi di altrettanti registi salentini. Presentato a Venezia off”, la sezione di ricerca ai Giardini, il film testimonia quel che si muove nel territorio: dallinteresse documentario, alla fiction, alle esperienze teatrali del famoso gruppo Koreja.
Lesperienza dellaccoglienza dei popoli venuti dal mare (albanesi, curdi) ha segnato alcuni dei corti che compongono Sale: quello del gruppo Fluid Video Crew attivi a Roma che hanno già firmato Lu rusciu te lu mare; Komshi di Raffaele Schito che evoca, in una Tirana notturna, la profonda conoscenza dellAlbania. E ancora Paolo De Falco (Il ponte), che firma con il gruppo Film Grad un piccolo toccante film realizzato direttamente sulla sponda albanese a significare una profonda unità. E infine lo stesso Winspeare che dalla cattedrale di Otranto fa emergere il significato della comunanza dei popoli.
Vi sono poi le voci dei poeti sostenute da interessanti messe in scena come Fate foglie di poesia di Gianluca Camerino, il moderno linguaggio di Biagio Bleve (Tra capo e coda), lirridente Il favoloso destino di Candy di Maurizio Buttazzo, la performance messa in scena in una cava di pietra leccese da Salvatore Tramacere Asino che vola ed anche qualche lato di demenzialità che fa parte dellumorismo locale, i maghi di cui cè sempre stata grande abbondanza, il girovagare, un uso differente delle bellezze turistiche.
Marc Van Put, cineasta belga che lavora da 20 anni sul territorio e firma alcuni dei corti di Sale come direttore della fotografia e montatore e la regia di Triddhi, sottolinea come “Il boom del digitale di questi ultimi anni non sia ancora in grado di utilizzare i tanti ed esperti attori teatrali, mentre spesso i cineasti sono ancora alle prime armi. In compenso i gruppi teatrali come Koreja cominciano anche loro ad usare il video. Una caratteristica comune – conclude Van Put – è invece che si gira per lo più senza mezzi, senza soldi e in poco tempo, mentre i salentini che hanno studiato al nord sono più organizzati, sono esigenti per quanto riguarda la qualità”.
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