DA ZERO A DIECI


il cast “Quattro anni fa quando chiesi a Luciano Ligabue di fare un film mi insultò per mesi prima di accettare. All’epoca pensavo solo che fosse la persona più adatta per raccontare la storia di Radio Freccia, ora, con Da zero a dieci ha guadagnato sul campo il titolo di regista e potrebbe fare qualunque film”.
Così un Domenico Procacci meno schivo del solito, commenta la seconda prova da filmaker del rocker di Correggio.
I toni sono entusiasti e ironici come quelli degli attori chiamati ad interpretare 4 amici tra i 35 e i 40 che, dopo venti anni, rincontrano a Rimini alcune amiche. Potrebbero affogare nella nostalgia e raccontarsi che cosa è accaduto nel frattempo e invece ognuno da un voto da zero a dieci alla propria vita.
Un metodo riduttivo perché, come rivela il film a metà tra commedia e dramma, le loro vite sono ben più complesse e non sintetizzabili in un giudizio così secco.
Stefano Pesce dà volto a Giove, la voce narrante, che, come suggeriscono immagini di apertura, è il fratello di quel Ivan Benassi (Stefano Accorsi) già visto in Radio Freccia, l’opera prima di Ligabue. “Luciano è una persona generosa e con le idee chiare. È capace di guardarti dentro” dice.
Elisabetta Cavallotti Gli fanno eco Pierfrancesco Favino, che nel film interpreta Biccio, omosessuale virile, Stefano Venturi (Baygon, donnaiolo impenitente), la giovane Stefania Rivi (la bisessuale Betta) e Barbara Lerici (Carmen, una lesbica super femminile).
Elisabetta Cavallotti nel film è Caterina: “la donna che mi piacerebbe essere perché ha messo ordine nella sua vita”. Fabrizia Sacchi (Lara, sposata con due figli che nel weekend si concede un flirt con Giove) ricorda: “Prima di andare sul set Ligabue ci ha convocati a Correggio. Lì abbiamo provato per una settimana con le sceneggiature in mano, cosa che non accade più tanto spesso nel cinema. Poi mi ha colpito la sua estrema attenzione ai timbri della voce che gli deriva dalla professione di musicista”.
A Massimo Bellinzoni è toccato il ruolo più drammatico, quello di Libero, affetto da una grave malattia: “All’inizio era molto confuso e Luciano non mi diceva granché su come muovermi. Poi mi sono attaccato alla sofferenza del personaggio e tutto è andato bene”.
Insomma, da zero a dieci, per tutti Ligabue merita il massimo dei voti. Ma a chi gli chiede se farà un terzo film lui risponde con una frase che suona come il verso di una canzone: “Lo scopriremo solo vivendo”.

autore
31 Gennaio 2002

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