Da fotoreporter a ‘esodato’, ritratto di un paese in crisi

Antonietta De Lillo presenta il documentario 'Let’s Go' nella sezione Diritti & rovesci: “E' la storia del mio amico fotografo Luca Musella che ha avuto la generosità di mettersi a nudo"


TORINO. “E’ la storia del mio amico fotografo Luca Musella che ha avuto la generosità di mettersi a nudo di fronte alla telecamera in un momento di grande difficoltà – spiega Antonietta De Lillo che firma il documentario Let’s Go (sezione Diritti & rovesci) – Gli ho chiesto di raccontare la sua ‘caduta’ in un testo-lettera che è diventato voce narrante del film e che s’alterna al suo racconto in presa diretta, ripercorrendo la storia del suo slittamento da un universo borghese a un sottoproletariato fatto di marginalità e clandestinità”.

Luca (classe 1967) ha un passato di apprezzato fotoreporter per testate come ‘L’Espresso’, e ha realizzato un videoritratto del giornalista Giorgio Bocca. Ora attraversa “una composta sopravvivenza” dopo aver investito i propri risparmi in un caffè libreria a Viterbo. Un’attività commerciale finita male, a cui subito dopo s’è aggiunta la crisi del suo matrimonio. Luca, dopo una depressione, ha deciso di spostarsi, da Napoli a Milano, città che un tempo gli aveva dato lavoro e opportunità. Ma la situazione per lui fotoreporter è radicalmente cambiata: le porte sono chiuse e le occasioni terminate.
Luca è oggi un disoccupato che sbarca il lunario con lavori precari. La sua condizione è simile a quella di tante altre persone che s’arrangiano in un paese in crisi economica e occupazionale. Luca non s’arrende, vive la sua pesante condizione con dignità, senza rancore, cercando i possibili rimedi all’emarginazione e alla solitudine, mentre scorrono le immagini di clochard, di nuovi poveri alla mensa della Caritas, di tanti senza casa alla stazione Centrale.

“Il punto di partenza è stato il mio rapporto con Luca. Ho visto i fatti nel loro svolgersi e l’incapacità di noi umani a sopportare la caduta altrui – spiega la regista napoletana – Si rimane soli come Luca perché la collettività, così come la sua ex moglie, non sopporta la sua caduta. Questo film ci dice che noi tutti di fronte alla fragilità di un individuo, non siamo pronti ad acchiapparlo”, sottolinea la cineasta.

Il primo passo nella costruzione del documentario – prodotto da Marechiarofilm in collaborazione con Rai Cinema – è stata la lettera a una donna immaginaria scritta da Luca, che ha espresso in maniera indiretta tutto il suo vissuto più intimo. Luca racchiude così un doppio punto di vista: quello del narratore e quello del protagonista che si racconta e si sposta nella città.

Emerge il ritratto di una vicenda individuale, nella quale viene quasi naturale specchiarsi , emblematica di una situazione giù generale di crisi.

“Di Luca mi piacciono la sua intelligenza e furbizia che lo spingono a non dare vittoria alla rabbia e all’isolamento”. Non a caso l’autrice ha chiesto all’interprete di girare anche lui alcune sequenze con una videocamera più semplice, rispetto a quella utilizzata da Giovanni Piperno, per sentirsi più libero e poter rubare delle immagini. Grazie al digitale anche la De Lillo ha girato con grande libertà tanto materiale e solo dopo si è preoccupata della sceneggiatura, prima di andare al montaggio di quanto selezionato in precedenza.

“Il cinema costituisce per me un mezzo per avvicinare l’altro, ancor di più se le storie che racconto sono vere. In Let’s Go ho avuto come primo spettatore e giudice il protagonista stesso e mi dà sollievo se supero l’esame. Vuol dire che ho mantenuto il rispetto e non ho fatto nulla di nocivo”.
E Luca conferma: “Antonietta mi ha presentato meno agitato e meno timido di quel che sono”. 

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