“Io, se tornassi ragazzo, avrei aggiunto all’elenco Fidel Castro… poi quel progetto politico sappiamo come è andato a finire”, esordisce così Giuliano Amato, presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana, che fa gli onori di casa a Roma, presso la sede della Treccani, all’opera in 15 DVD, di quasi un’ora ciascuno, “Le parole che hanno cambiato il mondo“, inaugurata in edicola lo scorso 18 aprile dal ‘Corriere della Sera’ in collaborazione con Cinecittà Luce e Rai Trade.
Si tratta dei più celebri discorsi di grandi personalità del Novecento che con loro parole hanno contribuito a tenere unito un popolo, hanno risvegliato la coscienza civile, e hanno cambiato il mondo in nome della giustizia, della verità e della fratellanza. La collana “Le parole che hanno cambiato il mondo”, nata da un’idea di Nathalie Giacobino che ha anche curato il coordinamento, con la regia di Vanni Gandolfo e la consulenza storica di Enrico Menduni, propone i seguenti grandi uomini del XX secolo: Martin Luther King, John Fitzgerald Kennedy, Mahatma Gandhi, Sandro Pertini, Yasser Arafat, Yitzhak Rabin, Giovanni XXIII, Franklin Delano Roosevelt, Nelson Mandela, Alcide De Gasperi, Winston Churchill, Barak Obama, Charles De Gaulle, Salvador Allende, Willy Brandt e Mikhail Gorbachev. Ogni Dvd è accompagnato da un booklet con la prefazione di Aldo Grasso.
Il discorso è un momento della vita del protagonista e il discorso stesso diventa il pretesto per analizzare il contesto storico e sociale in cui si è tenuto questo discorso. Insieme alle parole, le immagini. I materiali d’archivio ci portano lì, in quella piazza o in quella sala dove quel dato discorso è stato pronunciato.
“Nella scelta dei nomi ci si è orientati verso quei grandi personaggi che con le loro parole e discorsi hanno cambiato la storia e fatto avanzare il mondo – spiega Paolo Conti giornalista del ‘Corriere della Sera’ in rappresentanza del suo direttore Ferruccio de Bortoli – L’importante è aver messo a disposizione di molti le idee di libertà e progresso che hanno segnato il ventesimo secolo”. E Conti ricorda che il ‘Corriere della Sera’ e la sua Fondazione da un decennio sono impegnati a consegnare ai giovani la memoria del nostro Paese, sapendo come dice Albert Camus che “il giornalista è lo storico dell’istante”.
Enrico Menduni, docente all’Università Roma Tre di Culture e formati della televisione e della radio, sottolinea il ruolo prezioso dell’Archivio Luce “uno straordinario museo e deposito della memoria del Novecento, una miniera ancora da esplorare”. E Menduni sottolinea come questa collana confermi ancora una volta che il Novecento, il secolo meno alfabetico, si sia affermato come il secolo del suono riprodotto, diffuso e soprattutto il secolo dell’immagine. “Se il logos ha avuto la straordinaria capacità di raggiungere le masse, gli umili, l’immagine non ha accettato di essere il suo scendiletto”.
Più che necessaria e meritevole l’iniziativa per Paolo Peluffo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Informazione, alla Comunicazione e all’Editoria, visto il contesto generale in cui essa si colloca. Nel nostro Paese la lettura è debole, solo il 45% degli italiani si avvicina al libro almeno una volta all’anno; i laureati tra i 25 anni e i 34 anni sono poco più della metà della media europea che è intorno al 23%. Il mettere a disposizione contenuti e informazioni, soprattutto in rete e a prezzi bassi, è per Peluffo più che mai decisivo per la formazione delle giovani generazioni.
Per Amato diventa centrale allora l’interpretazione corretta delle immagini storiche e delle parole importanti che le accompagnano, “in particolare se pensiamo ai giovani che vanno cercando significato e senso navigando da un sito all’altro. Noi, la nostra generazione reagisce positivamente vedendo la folla appassionata e partecipe che ascolta Martin Luther King e negativamente di fronte alla piazza di Norimberga luogo delle adunate naziste. Eppure ci sono giovani che si entusiasmano di quest’ultima immagine. Occorre – conclude Amato – interpretare e leggere quegli avvenimenti che non possono essere compresi solo ricorrendo a didascalie”.
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