Chi non ricorda la sfolgorante bellezza di Maria Grazia Cucinotta ne Il postino di Michael Radford, film che la lanciò nel ruolo di Beatrice, la ragazza di cui si innamorava il protagonista Massimo Troisi? “Non passa giorno che non ci pensi – dice oggi l’attrice e produttrice – la gente mi chiamava col nome del mio personaggio. Arrivai a Venezia come Maria Grazie e ne uscii come ‘la Cucinotta’, come una seconda nascita”.
L’occasione per parlarne è data dall’uscita, il 23 maggio, de La moglie del sarto di Massimo Scaglione, prodotto da JC Ontheroad con Cinecittà Luce, che la vede nuovamente in azione in un’ambientazione mediterranea, in un non meglio specificato paese del Sud Italia (le riprese si sono svolte a Fiumefreddo, in Calabria), nel 1960. Qui Rosetta (Cucinotta) avanza orgogliosa nella vita a fianco del marito Edmondo Pignataro, Calabrese, sarto per soli uomini, ritenuto il più bravo del paese. La felice coppia è orgogliosa del loro atelier e della figlia Sofia (Marta Gastini), appena diciottenne, ma il destino èin agguato: Edmondo muore all’improvviso ed all’apice del successo artistico ed economico. Rosetta e Sofia rimangono sole, abbandonate da tutti, parenti ed amici, e la bellissima sartoria, orgoglio di famiglia, viene chiusa, rischiando di finire sotto le grinfie di imprenditori affamati e senza scrupoli.
“Due anni e mezzo perché il film vedesse la luce – spiega la Cucinotta – ma siamo stati fortunati. Per The Grandmaster, che ha fatto incetta di premi a Pechino, ce ne sono voluti otto”. “Non si tratta solo di richiamare Il postino – afferma il regista – ma Maria Grazie è una delle più grandi attrici a livello mondiale, a mio avviso, e sapere di avere a disposizione la stessa interprete di quel film meraviglioso è per me motivo di grande orgoglio. La storia è un ricordo di mia madre. Quando ho cominciato, verso i diciannove anni, ad accudirmi da solo, ho capito quanta fatica facesse a tirar su cinque figli con il mestiere di donna di servizio. Le donne sono eroi”.
“Eppure – commenta ancora l’attrice – oggi sono rispettate meno di ieri. Prima, se non altro, eravamo oggetti di corteggiamento, di conquista. Oggi soltanto prede, ed è la sensazione più brutta che si possa provare. Per chi commette violenza sulle donne non ho mezzi termini, devono andare al fresco. Noi lo possiamo comunicare, ma poi ci vogliono delle leggi che puniscano severamente questi comportamenti. Le mie protagoniste lottano contro il pregiudizio e alla fine trovano il modo di andare avanti, attraverso l’amore. Quando hai origini povere impari a far tutto, è il segreto del successo. Per me è stato così e lo è anche per Rosetta”. In una scena clou del film, che ricorda un po’ La ciociara, l’attrice difende con forza la figlia dopo un tentativo di stupro: “Quella scena ha avuto un solo ciak – conclude Cucinotta – ero veramente imbestialita e ho spaccato tutto. Non posso nemmeno pensare all’idea di una violenza su una donna, meno che mai su una figlia. Senza problemi, lo ammetto, se qualcuno toccasse mia figlia, lo ucciderei con le mie mani”. Nel cast anche Ernesto Mahieux, Tony Sperandeo, Ninni Bruschetta e Alessio Vassallo.
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