Pioggia battente. Ore 4.03. Los Angeles (girato a New Orleans).
Un lunedì di terrore nella “Città degli Angeli”, che per Il giorno sbagliato – il cui titolo originale è Unhiged, “scardinato”, ben rendendo l’idea dello stato psicologico del protagonista -, con le sue tangenziali trafficatissime, come nei vialetti delle zone più residenziali, si fa “pista di gara” verso la volontà di infliggere la morte, senza pietà, e in fondo senza una causa, almeno nei confronti della vittima prescelta.
Il giorno sbagliato è una lunga sequenza di tensione crescente e sempre “alla guida”, che ha il proprio nucleo nella banale discussione al semaforo tra uno sconosciuto, al volante di un massiccio pick-up Ford grigio, Russel Crowe, e una giovane mamma, Rachel – Caren Pistorius – che sta portando il proprio figlio adolescente, Kyle (Gabriel Bateman), a scuola, non senza essere al contempo al centro di un divorzio in corso, con una posizione professionale traballante, questioni che sicuramente la rendono tesa, ma supportata dall’amico di sempre – e suo avvocato – Andy (Jimmi Simpson).
Il personaggio di Crowe, un uomo sulla sessantina, anche lui nel cuore di un momento personale critico, tra questioni famigliari e un licenziamento sul limite della pensione, si esplicita soprattutto con le espressioni del viso, specchio di un palese forte malessere: il volto gonfio, gli occhi appannati, il sudore che non tarda a inumidire la faccia, accompagnano la perenne tendenza ad assumere pastiglie, proprio durante la guida.
Al film, certamente, appartiene l’adrenalina dettata dall’angosciante inseguimento, anche perché palesemente carica della follia dell’uomo: dopo il primo battibecco verbale tra Crowe e Rachel, lui non smette mai di tallonarla e farle “dispetti” stradali orribili, fino al momento in cui – sfruttato un istante di pausa di lei, ad un distributore – riesce a gestire uno scambio di cellulari e geolocalizzatori che danno vita alla parte centrale e più drammatica dell’inseguimento, che per Crowe ha come fine la morte di lei – e dei suoi famigliari, dedotti dalla rubrica del cellulare della donna – perché la stessa, a detta dello psicotico, sarebbe colpevole di non aver chiesto scusa a quel primo semaforo, di non aver suonato “un clacson di cortesia”, come ripete lui stesso. La breve sequenza del benzinaio – che comporta l’arrivo di lui dopo che lei è già all’interno del punto vendita per pagare il pieno, la discesa dell’uomo dal pick-up, lo scambio dei cellulari, la collocazione di un localizzatore all’interno della vettura di lei – per un uomo alterato e poco agile fisicamente, e in un lasso di tempo/spazio così ridotto, è la prima delle scene in cui l’azione si fa un po’ al limite del probabile, come succede anche – più d’una volta – nelle dinamiche di impatti stradali o fisici particolarmente tremendi anche per Crowe, da cui, ogni volta, ricompare illeso e “atletico”, laddove sulla strada ha rocambolescamente impattato e sparpagliato morti sul colpo, carcasse di macchine ribaltate; insomma, c’è più d’una scena in cui la probabilità di sopravvivenza potrebbe essere non assicurata, mentre lui ne esce quasi fosse dotato di poteri di resistenza al di là dell’umano, cosa che in un film realistico stride un po’.
Il film, che mette in scena dunque le possibili terrificanti conseguenze che possono essere generate dalla rabbia – e/o dall’alterazione chimica – al volante, è un’esclusiva Leone Film Group, che esce in sala dal 24 settembre con 01 Distribution.
Dal film family dell’autore nordico, un libro kids/teen a cura di Manlio Castagna e con le illustrazioni di Gianluca Garofalo, che anticipa e accompagna l’avventura su grande schermo, al cinema dal 14 novembre
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