“Vogliamo dei film di genere, e politici”. E’ questo che dicono in coro i tre giurati italiani della 21/a edizione del Noir in Festival, Carolina Crescentini, Vinicio Marchioni e Antonello Grimaldi. Sorpresi e felici di ciò che hanno visto finora al festival all’ombra del Monte Bianco, “Siamo rimasti stupiti dalla libertà di questi registi di ogni parte del mondo sottolinea Grimaldi e abbiamo subito pensato che in Italia questa libertà non c’è”.
La Crescentini, in realtà, un film politico lo ha appena fatto, L’industriale di Giuliano Montaldo, “un film urgente, che ci riguarda tutti, e se ci saranno polemiche dice meglio. Se fa discutere vuol dire che è più interessante, Giuliano dice sempre di sperare che la gente litighi all’uscita dai suoi film, perché significa che ciò che ha detto non si esaurisce quando si spengono le luci in sala”. E poi, l’attrice, ne ha fatto anche un altro, 20 sigarette, proprio accanto a Vinicio Marchioni, che si lamenta: “Parlo spesso con i produttori e tutti oggi sono alla ricerca solo di commedie, e questo è il primo scoglio della censura. Se vado a proporre una sceneggiatura di un giovane regista con venature di thriller non mi si filano proprio. Qui al Noir, invece, vedo un’assoluta libertà di generi, di inquadrature, di immaginazione”. “C’è soprattutto autocensura gli risponde Grimaldi perché non puoi permetterti di sbagliare, a rischio di non fare più film dopo”. Il regista di Caos calmo, proprio da quella pellicola in cui diresse Nanni Moretti, non ha più fatto film per il grande schermo: “Per la prima volta da 13 anni sono fermo, è un periodo terribile, ma ho dei progetti in piedi di cui si riparlerà in primavera”.
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