“Come ho già accennato alla mia amica Laura Delli Colli darò valutazioni del tutto istintive. Ciò che arriva al cuore è ciò che vorrei premiare. Sono in ottima compagnia al Lido e non mancheranno giudizi più tecnici e autorevoli del mio ma, da musicista, il criterio con il quale credo giudicherò le canzoni rimarrà lo stesso: le emozioni”. Così il cantautore Cesare Cremonini, in un’intervista esclusiva a CinecittàNews, parla del suo esordio a Venezia 70 come componente della giuria che assegnerà il neonato Soundtrack Stars Award che fa il suo esordio tra i Premi collaterali della Mostra veneziana.
Il Premio alla migliore colonna sonora dei film in Concorso. assegnato da una giuria presieduta dal regista Giuliano Montaldo, è ideato e promosso dall’agenzia Free Event, con la collaborazione di Istituto Luce Cinecittà e con il patrocinio DG Cinema-MiBAC e Siae. Il premio sarà consegnato sabato 7 settembre, giornata di chiusura della Mostra di Venezia, nello spazio Luce Cinecittà allestito all’Hotel Excelsior.
Cremonini è mai stato alla Mostra del cinema?
Sì, come spettatore qualche anno fa. Un’atmosfera unica in una città che amo. Si respira cinema ma non manca quel clima glamour che deve esserci in un evento così importante. Sono felice di essere stato invitato come giurato.
Quale film, di recente, l’ha emozionata e affascinata per la colonna sonora?
Ho rivisto da poco Psyco, il capolavoro di Alfred Hitchcock. Una delle colonne sonore più belle e calzanti che io abbia mai potuto apprezzare.
Due volte attore: nel 2002 Un amore perfetto di Valerio Andrei e nel 2011 Il cuore grande della ragazze di Pupi Avati. Un retroscena, un episodio di queste esperienze che le sono rimasti impressi?
Avati cercava di raccontare l’ingenuità guascona di un ragazzo di campagna tipico degli anni ‘30. Semplice, ossessionato dal sesso e allo stesso tempo innocuo, buono. Andai da lui un giorno durante le riprese e gli dissi: “Pupi, dammi una mano, io non mi sento così…!”. Lui mi guardò e per prendermi in giro mi disse:” Ne sei proprio sicuro?”. Ottima lezione.
Che cos’altro le ha insegnato Avati sul set?
Mi ha dato totale fiducia. Dal primo fino all’ultimo giorno. Dopo qualche indicazione mi ha lasciato libero di seguire il mio istinto. Mi ha insegnato molto. In particolare quanto sia inutile enfatizzare ciò che già il racconto e la vicenda sta dicendo a chi guarda il film.
Tornerebbe sul set e con quale regista italiano vorrebbe lavorare?
Non penso di poter ancora dire con chi vorrei lavorare, perché in realtà non è un lavoro quello che cerco. Cerco piuttosto menti che mi incuriosiscano e che mi diano stimoli. Se proprio dovessi citare dei nomi, sicuramente direi Tornatore, Garrone, Gabbriellini, Maria Sole Tognazzi. Lo stesso Avati. Marco Tullio Giordana. E molti altri.
Ci sono in vista impegni cinematografici o televisivi come attore o come autore di canzoni o musiche di film?
In questo momento mi godo i risultati ottenuti grazie al film Padroni di casa di Gabbriellini ma soprattutto sto lavorando al nuovo album. Mi farebbe piacere che una mia canzone ancora una volta potesse abbracciare il mondo del cinema come è accaduto ad “Amor mio”.
Prossima avventura musicale?
L’ultimo concerto del mio tour al Teatro Antico di Taormina il 29 luglio: due ore da solo al piano in uno dei posti più belli d’Italia . Per il resto in questo momento sto vivendo tutto quello che ho sempre sognato.
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