Iniziano oggi per due settimane e si svolgono tra Roma e Osaka in Giappone le riprese di Crazy for football, documentario di Volfango De Biasi e Francesco Trento con protagonisti 12 pazienti psichiatrici, dai 24 ai 50 anni comprese due donne, uno psichiatra come direttore sportivo, un pugile ex campione del mondo come preparatore atletico. Nel documentario “pop” sulla terapia col pallone, le storie dei ragazzi, la lotta contro l’emarginazione sociale e il lavoro degli psichiatri, verranno raccontati attraverso il tentativo della squadra italiana di vincere la coppa del mondo di calcio contro i temutissimi rivali giapponesi.
“Ho scelto di fare questo film perché per me rappresenta un impegno umano, civile e personale. Desidero affrontare insieme ai protagonisti, proprio come una squadra e con leggerezza, un tema che reputo importante: l’idea che il calcio possa guarire e a volte persino salvare la vita, restituire la speranza e la voglia di sognare”, afferma Volfango De Biasi.
“Vedremo accadere miracoli: persone che hanno la fobia del contatto con gli altri che si sciolgono nell’abbraccio dei compagni”, spiega Santo Rullo, presidente dell’Associazione Italiana di Psichiatria Sociale. Il calcio come terapia è un’idea tutta italiana che sta trasformando la psichiatria mondiale. L’idea è di un piccolo gruppo di medici innovatori, che hanno iniziato a sperimentare più di 20 anni fa, trattati con sussiego dai loro colleghi più tradizionalisti.
Ora gli psichiatri italiani devono , in tempi brevi, creare una Nazionale di calcio. Tutti i pazienti psichiatrici potranno partecipare ai provini, che si terranno nello storico campo della Petriana di Roma, e vincere un viaggio aereo per Osaka.
Le riprese del film inizieranno proprio il 12 febbraio, giorno in cui, dai dipartimenti di salute mentale di tutta Italia, arriveranno a Roma decine di ragazzi affetti da disagio psichico. Tutti con un sogno: far parte della nazionale italiana che parteciperà alla Coppa del Mondo in Giappone, sotto forma di un triangolare tra Perù, Giappone e Italia. I provini eleggeranno 16-18 candidati alla nazionale, di cui almeno due donne.
A selezionarli e guidarli, troveranno un irresistibile allenatore romano dalla battuta facile: Enrico Zanchini, ex calciatore di calcio a 5 in serie A1 da sempre impegnato nel sociale. E a prepararli atleticamente, un campione del mondo: il pugile Vincenzo Cantatore.
Chi indosserà la maglia azzurra verrà poi deciso durante il successivo raduno di una settimana, durante il quale i nostri protagonisti, sempre seguiti da un’equipe di psichiatri e operatori, avranno modo di conoscersi tra loro, fraternizzare, superare la diffidenza iniziale. Insomma: diventare una squadra.
Affascinati dall’esperimento del dottor Rullo e dei suoi colleghi, nel 2004 Volfango De Biasi e Francesco Trento realizzarono Matti per il calcio, un piccolo documentario autoprodotto poi venduto alla televisione italiana e a varie televisioni europee. Il grande successo del film ha portato gli psichiatri di tutto il mondo a utilizzarlo per portare avanti la ricerca sull’importanza dello sport nella riabilitazione psichiatrica. È accaduto così un piccolo miracolo: dalle 30-40 squadre esistenti dieci anni fa, si è passati oggi a migliaia e migliaia di squadre di pazienti psichiatrici nei cinque continenti, in campionati che molto spesso si chiamano proprio “Matti per il calcio” e il Giappone è oggi all’avanguardia con 600 squadre, quasi tutte finanziate da società sportive di serie A.
Come spiega Santo Rullo: “Quasi quarant’anni fa abbiamo chiuso i manicomi, nei quali l’aspetto sanitario era molto relativo, e l’aspetto di custodia, l’aspetto di carcerazione, erano molto maggiori. Oggi la malattia mentale ha ripreso la sua dignità di malattia, ma rimane aperta una battaglia fondamentale: reinserire le persone con disagio mentale in un tessuto sociale che tende ad isolarle e stigmatizzarle”.
“Io sono particolarmente sensibilizzato sul tema, perché sono figlio di una paziente psichiatrica. Non c’è niente di cui vergognarsi. Più una cosa viene nascosta più fa paura”, afferma De Biasi. Il regista inoltre definisce “scandalosa” la scarsa attenzione delle istituzioni pubbliche a questa iniziativa: “Santo sta praticamente finanziando tutto da solo, e con le donazioni via web alla onlus Strade. Almeno la Federazione Gioco Calcio Italiano ci darà le magliette blu della Nazionale”.
A parte Crazy for football, De Biasi sta anche già lavorando al nuovo film di Natale marcato Filmauro: “Ho un contratto per quattro film e finora ne ho fatti due. Con Lillo e Greg abbiamo trovato un modo per arrivare al pubblico con una formula nuova, lontana dai cinepanettoni di qualche anno fa”.
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