Da La terra trema di Luchino Visconti fino ai recenti Tornando a casa di Vincenzo Marra e Respiro di Emanuele Crialese. La storia del cinema italiano è disseminata di immagini di pescatori che abitano il cuore del Mediterraneo.
Ad arricchire il panorama arriva L’isola, opera prima della 29enne palermitana Costanza Quatriglio.
Laureata in giurisprudenza e diplomata alla Scuola Nazionale di Cinema, cortista (a Cannes 2000 con Anna!) e documentarista (tra i suoi lavori écosamaimale?, Menzione speciale della Giuria al Torino Film Festival 2000, e L’insonnia di Devi-Viaggio attraverso le adozioni internazionali) con L’isola Quatriglio ha messo in scena la storia di Turi e Teresa, 14 anni lui, 10 lei, immersi nel mondo arcaico di Favignana.
Qui, nell’isola del trapanese, i ragazzi imparano presto a rimboccarsi le maniche ma senza perdere l’inclinazione al gioco e ai primi amori.
Nel cast, composto perlopiù da non professionisti, anche Marcello Mazzarella (Placido Rizzotto, Quello che cerchi) nella parte del padre pescatore, uomo autoritario ma in conflitto con il suo ruolo, e lo scrittore Erri De Luca, debuttante sul grande schermo.
Il film, un art. 8 ora in fase di montaggio, è prodotto dalla compagnia torinese Dream Film e sarà forse distribuito da Istituto Luce.
Che cosa ti ha spinta a girare a Favignana?
Dell’isola conoscevo solo l’aspetto turistico. Nel film cerco di cogliere il vissuto di una comunità, al di là dell’affollato agosto. La sceneggiatura è nata tanti anni fa, ci ho rimesso le mani solo lo scorso anno quando è arrivato il finanziamento di circa 2 miliardi di lire. Ho coinvolto Erri De Luca perché c’è una grande affinità tra i sentimenti dei suoi scritti e il mio copione. Poi, quasi per gioco, gli ho chiesto di interpretare il ruolo di un prigioniero. Lui ha accettato e ha mostrato la stessa freschezza dei ragazzi. Come loro Erri ha attinto da se stesso per dare vita al personaggio.
Perché hai parlato del film come “un documentario inventato”?
Perché permette di entrare in un mondo autentico. Ho inserito elementi di finzione nella realtà. Ai piccoli interpreti, selezionati con un casting nell’isola e dintorni, ho lasciato molta libertà. Ignazio Hernandez (Turi) ha mostrato una straordinaria consapevolezza nella recitazione. E’ schivo e introverso proprio come il suo personaggio. Veronica Guarrasi è Teresa, l’incarnazione della solarità. Non c’è una vera e propria improvvisazione ma nel corso delle riprese modellavo la sceneggiatura sulle persone.
All’inizio delle riprese hai detto a Marcello Mazzarella: “Non ti tratterò come un attore ma come un pescatore”. Come ha reagito?
Ha fatto una grande lavoro di mimesi amalgamandosi alla perfezione con i veri pescatori dell’isola. Credo che abbia vissuto il film anche come un ritorno alle origini: è siciliano ed è riuscito a parlare con l’accento degli abitanti di Favignana.
I tempi di lavorazione sono stati piuttosto lunghi…
Si. Grazie al sostegno della produzione ho tenuto insieme la troupe per 6 mesi girando alla fine dell’inverno e poi in estate. Così nella pellicola si respira un’atmosfera tempestosa che, con il passare della stagione, si fa solare in corrispondenza alla crescita dei personaggi. Il rito che segna il passaggio è la mattanza dei tonni: una scena molto emozionante, ancestrale e sanguinosa.
Nel film si parla anche di lavoro minorile.
Si, ma non come piaga sociale, un aspetto che ho conosciuto nel mio lavoro da documentarista. Per i ragazzi dell’isola il lavoro è un modo per sviluppare la propria identità. Non c’è sfruttamento perché nessuno li priva dei loro diritti elementari: la scuola e il gioco che è centrale nel film.
Hai trovato difficoltà nel passaggio al lungometraggio?
Ci ho messo un po’ a riabituarmi alle dinamiche del set. Gli ultimi anni ho lavorato ai documentari e giravo sola o con appena altre due persone.
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