Coppola, Cronenberg, Schrader: I vecchietti irresistibili

Al Festival di Cannes, in programma dal 14 al 25 maggio, il ritorno di tre leggende. L’ultimo hurrah di una generazione fiorita negli anni ’70 e capace di imprimere un marchio indelebile alla cultura del secolo?


Facciamo un gioco: siete il direttore del Festival di Cannes; ogni anno vi rimproverano per non aver abbastanza svecchiato la selezione in cerca dei nuovi talenti; ogni anno tutto il meglio del cinema mondiale bussa alla vostra porta. Poi quest’anno capita che tre inossidabili vecchietti si presentino all’appello e tutti e tre accettino, senza batter ciglio, l’ipotesi di misurarsi in concorso col  nuovo che avanza. Che fate? Dite di no alla leggenda Francis Ford Coppola, al maestro della trasgressione David Cronenberg, al critico-regista più venerato d’America, Paul Schrader? Il primo manca dal palmarès di Cannes da quando vinse nel 1979 la sua seconda Palma d’oro con un film ancora in lavorazione, Apocalypse Now; il secondo è venuto sulla Croisette con Crimes of the Future appena due anni fa; il terzo ha eletto a ultimo domicilio conosciuto la Mostra di Venezia (Leone d’oro alla carriera nel 2022), ma deve la nascita della sua fama come sceneggiatore/autore al lontano 1976 quando la Palma d’oro a Taxi Driver di Martin Scorsese rivelò il suo talento di indagatore nella nera disperazione della solitudine contemporanea. Prima ancora di aver visto i loro nuovi film, è giusto dire che tutti noi non avremmo rinunciato all’emozione di vedere i tre irresistibili ottuagenari salire le mitiche “Marches du Palais”.  E certamente, più di tutti, è umano attendere con impazienza Francis Coppola e il suo Megalopolis, visto che non fa un film dal semiclandestino Twixt del 2015 e ritorna in pista con un sogno accarezzato fin dai tempi di Apocalypse Now e sempre rimandato a causa dei costi e della diffidenza dei produttori. Immaginare le traversie di un architetto visionario che vuole ricostruire New York dopo una devastante catastrofe, può voler dire tutto e niente, ma si tratta di una follia visionaria che solo l’avanzare della tecnica digitale rende oggi concepibile e che comunque per l’autore rappresenta la scommessa della vita: buttare nel calderone 120 milioni di dollari di tasca propria attraccando a Cannes senza nemmeno una garanzia di distribuzione. Thierry Fremaux  (direttore del Festival) lo ha corteggiato per mesi ed era evidente il suo orgoglio nell’annunciarlo ufficialmente ad aprile.

David Cronenberg sembra ormai immerso in un incubo personale tra morte, tecnologia, soglia della vita che declina attraverso modelli narrativi sempre più personali. Il suo The Shrouds nasce da una proposta seriale di Netflix adesso sviluppata in due ore visionarie che ruotano intorno al personaggio di un vedovo che mette a punto una innovativa tecnologia per dialogare tra vivi e morti. La scelta del titolo è intrigante poiché oscilla tra l’idea di sudario, quella di veli e vele, ma anche sartie che collegano due velari diversi. Altrettanto sorprendente che il copione sia nato dalla passione del regista canadese per Vincent Cassel, intorno a cui ha costruito un cast spiazzante con Diane Kruger e Guy Pearce. “Sarà la mia opera più personale” anticipa Cronenberg ed è legittimo domandarsi se staremo dalle parti di Crash o da quelle di Maps to the Stars.

Infine è la volta di Paul Schrader che, da regista, ha avuto una carriera più irregolare rispetto ai suoi trionfi con la penna in mano. Per la seconda volta dopo Affliction il regista-scrittore si rivolge a un vecchio amico, Russell Banks, e a un suo romanzo di due anni fa ribattezzato per il cinema in Oh, Canada. Cast stellare con Richard Gere (era di Schrader la sceneggiatura di American Gigolo) e Uma Thurman e una trama apparentemente d’altri tempi: il rovello interiore di uno scrittore dalla doppia nazionalità, scappato in Canada per sfuggire alla leva del Vietnam e adesso tormentato dai sensi di colpa e dal crollo delle sue utopie progressiste.

C’è un filo rosso che collega i tre film e che forse è sfuggito agli aruspici della vetrina francese: la solitudine dell’uomo contemporaneo di fronte al desiderio di un’alterità della vita, la cancellazione del sogno in nome della normalità, e invece la testarda decisione di andare contro la realtà per alzare ancora una volta le vele nel vento dell’utopia. Chissà se ai selezionatori di Cannes ha fatto specie che queste voci “in direzione ostinata e contraria” avessero l’età dei nonni e non quelle dei nipoti: Coppola (nato nel ’39), Cronenberg (classe ’43), Schrader (la mascotte del 1946). Gente segnata dalle avversità e dalle paure come la catastrofe economica del regista de Il Padrino, l’oscillazione tra ateismo materialista e radici ebraiche per Cronenberg, la dipendenza dalla cocaina per Schrader. Gente che non ha mai smesso di sognare nel mondo pragmatico e spietato degli Studios. Gente che sapeva riportare al presente (e al futuro) i motivi fondanti della tragedia greca e della cultura millenaria, ma che ha attraversato la perdita d’identità del mondo occidentale senza rinunciare al desiderio di usare il cinema per illuminare mondi diversi e andare l’oltre l’ovvietà della visione.

L’America – e dintorni – che si affaccia a Cannes 2024 ha in larga misura le loro voci a cui si affianca la nostalgia pionieristica di Kevin Costner (Horizon, an American Saga), la dark comedy graffiante di Guy Madden (Rumours), l’apocalittico deserto dell’australiano Furiosa. E tutto questo lascia pensare che la Croisette sarà in qualche modo l’ultimo hurrah di una generazione fiorita negli anni ’70 e capace (proprio come è accaduto con gli anni d’oro del rock) di imprimere un marchio indelebile alla cultura del secolo. Un marchio tanto potente che anche oggi è difficile farne a meno. Voi avreste avuto il coraggio di tacitare quelle voci in nome del rinnovamento? Io aspetto i tre vecchietti terribili al loro giro d’onore proprio come gli appassionati di tennis hanno celebrato i magnifici tre – Federer, Nadal, Djokovic – di una generazione al tramonto. Forse nessuno sarà più come loro, forse solo dopo sarà tempo di andare oltre.                

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05 Maggio 2024

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