ROMA – Il compenso agli artisti per i diritti di sfruttamento delle loro opere sulla tv lineare e sui servizi streaming è un tema caldo oltreoceano, dove assieme all’AI è al centro dello sciopero degli attori hollywoodiani, come in Italia. Nel corso del panel “Incassi delle piattaforme e compensi agli artisti” tenutosi lunedì 23 ottobre nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2023 su iniziativa del Nuovo Imaie, il presidente dell’Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori Andrea Miccichè ha sottolineato l’urgenza di una “riforma organica di settore”.
Seguendo i modelli di paesi come Francia, Spagna e Inghilterra, anche in Italia dal 2017 è avvenuto un adeguamento alla liberalizzazione dell’attività di intermediazione nel campo dei diritti d’autore (prima esclusiva SIAE). Per Micciché e il Nuovo Imaie esistono però alcune attività “che non ha senso restino in competizione, così come non avrebbe senso nel trasporto ferroviario che ci siano tante linee ferroviarie quanti sono gli imprenditori che vendono i biglietti”.
L’obiettivo proposto è dunque una banca dati unica – un database – in cui far convergere gli intermediari “affinché l’utilizzatore che poi deve versare il compenso non abbia tante banche dati diverse con cui confrontarsi”. La posizione del Nuovo Imaie non si ferma qui e “consiglierebbe” anche una tariffazione unica, che permetterebbe all’utilizzatore dei diritti di chiudere accordi alla tariffa più bassa, e l’apertura di uno sportello unico “economicamente più conveniente per far confluire il pagamento dei compensi in una ripartizione a monte tra diritti d’autore e diritto connesso e poi a valle tra tutti gli intermediari”.
Dello stesso avviso Federico Mollicone, presidente VII Commissione Camera dei Deputati, che ha annunciato l’intenzione di affiancare all’Agcom la creazione di una direzione al Ministero che si occupi di diritto d’autore e diritti connessi. “Anche le radio sono arrivate a una soluzione simile, con una piattaforma che stabilisce segmento per segmento di chi sono i diritti. Sono ottimista sull’unanimità del parlamento e sulla collaborazione delle collecting: si chiede trasparenza a tutte le parti e il parlamento deve essere terzo nell’applicazione delle leggi”. Il deputato collega al tema anche il nodo dell’AI, “un punto di svolta che può essere un rischio: dobbiamo correre prima che questo avvenga, anche valutando soluzioni come un bollino che faccia capire che la creatività umana è ancora inimitabile”.
La risposta di associazioni e collecting non si è fatta attendere e nel corso della giornata Artisti 7607, 100 Autori, Air3 e MRights hanno bocciato le proposte avanzate attraverso una nota comune: “La proposta di definire e controllare il mercato attraverso una banca dati unica è evidentemente un anacronistico tentativo di tornare al passato. Rievoca l’infelice gestione dei diritti degli artisti per anni concordata tra utilizzatori ed intermediario monopolista. Di fatto, sarebbe il ritorno ad un vecchio sistema nel quale a perdere – oggi come prima – sono gli autori, gli interpreti e i doppiatori. La banca dati unica lede fondamentali diritti degli artisti perché: omologa al ribasso i compensi; riduce il numero dei professionisti aventi diritto; favorisce gli utilizzatori a danno degli intermediari che tutelano i compensi degli artisti”. Per Elio Germano, tra i fondatori di Artisti 7607, “sarebbe come chiedere agli utilizzatori/piattaforme di avere un’unica offerta di titoli e un unico costo di abbonamento, togliendo agli utenti il diritto di scegliere tra varie possibilità”.
Dall’altro lato del dibattito ci sono però le piattaforme, protagoniste del più grande cambiamento avvenuto nell’industria dell’audiovisivo degli ultimi anni. Da tempo se ne critica la trasparenza e l’inadeguato compenso riconosciuto agli artisti rispetto ai risultati registrati dai contenuti in catalogo, a tal punto che proprio la collecting 7607 aveva denunciato Netflix il marzo scorso. “Dobbiamo essere molto attenti a quantificare nel calcolo di questa complessa contrattazione” ha specificato nel corso del panel Lucia Carta, senior director business di Netflix Italia.”Noi vorremmo che gli artisti fossero remunerati sulla base della rappresentatività. Non si può prescindere dal valore dei diritti utilizzati, proprio per il tipo di servizio che è Netflix, un contenuto può essere visto tanto o poco, tutto questo deve essere frutto di calcoli molto specifici”.
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