VENEZIA – E’ arrivata la sorpresa del concorso con El ciudadano ilustre degli argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat, una satira che non risparmia nessuno e che, a partire da uno spunto di commedia, dice cose ferocissime sulla società argentina e non solo. Protagonista è uno scrittore immaginario, Daniel Mantovani (lo interpreta benissimo Oscar Martinez). Nella prima scena lo vediamo ritirare quel Nobel sempre negato a Jorge Luis Borges – curiosamente citato anche nell’altro film in competizione oggi, l’italiano Spira mirabilis – e pronunciare un discorso tutt’altro che conciliante di fronte ai reali di Svezia. “Quel premio è la dimostrazione che la mia opera non dà più fastidio a nessuno”. Ma non è così e se ne renderà conto ben presto. Invitato infatti a ritirare la massima onorificenza nel suo paese natale, Salas, decide di venir meno alla sua abitudine di rifiutare inviti a conferenze e gala, e parte, senza l’inseparabile assistente-segretaria, alla volta di quella cittadina sperduta e provinciale a molte centinaia di chilometri da Buenos Aires. L’aveva lasciata ancora ragazzo, per trasferirsi in Europa, ma lì ha ambientato tutti i suoi romanzi, da lì ha tratto ogni ispirazione: “Io non potevo restare a Salas e i miei personaggi non potevano uscirne”, ama dire.
Ed ecco che un uomo intelligente e cosmopolita, magari un po’ viziato e annoiato, si ritrova al centro di curiosità e invidie, antichi rancori e richieste assurde, dall’uomo che gli domanda 9.800 dollari per comprare una sedia a rotelle al figlio alla giovane groupie che vuole portarselo a letto senza tanti complimenti, mentre il sindaco cerca di monetizzare il favore dell’opinione pubblica e la donna che lo amò un tempo si rivela sposata a un gretto mandriano patito della caccia al cinghiale. “Il film – dicono i registi, che hanno una notevole esperienza nella videoarte e nel cinema sperimentale degli anni ’90 – affronta diversi temi contemporanei. Uno di questi è il rifiuto del punto di vista esterno e critico che il protagonista rappresenta per i suoi conterranei e per il loro nazionalismo”. E ancora: ”L’idea era quella di raccontare il difficile ritorno a casa di un artista affermato. Accanto a questo tema però ne abbiamo sviluppati altri, come il cosmopolitismo, la creazione artistica, la celebrità, il nazionalismo, la distruzione degli idoli. Cose che avvengono in Argentina e in tante altre parti del mondo”. Ancora Duprat: “Non abbiamo pensato a come verrà accolto in Argentina (dove il film uscirà il prossimo 8 settembre). Chi lo ha visto è rimasto sorpreso o colpito. La questione del nazionalismo è controversa ovunque. A differenza dei calciatori, su cui l’orgoglio patriottico si esercita immediato e il consenso più ampio, i premi Nobel e gli artisti sono più divisivi, anche perché il più delle volte la gente non sa nemmeno quello che fanno”.
El ciudadano ilustre conferma la predilezione per Cohn e Duprat per la commedia amara di critica sociale. “In fondo – conferma lo sceneggiatore Andrés Duprat – si tratta di far ridere per colmare un disagio”. Molto apprezzato nel ruolo dello scrittore Oscar Martinez. Per lui si parla già di Coppa Volpi: ”E’ un personaggio, e una storia, che mi hanno conquistato subito – dichiara l’attore -. Quanto c’è di me in lui? Un attore mette sempre un po’ di sé nel personaggio che interpreta, pur non identificandosi mai del tutto con lui. Certo, in questo caso i punti di contatto erano tanti: in fondo siamo artisti entrambi e creiamo perché questo mondo così com’è non ci piace”.
El ciudadano ilustre conferma la vitalità del cinema dell’America Latina e quasi certamente ne sentiremo parlare al momento della premiazione.
Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo
Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti
Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"
Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"