And When Did You Last See Your Father? è un viaggio introspettivo nella vita di Blake, uno scrittore affermato che ha da sempre un rapporto complicato con il padre, ma quando al genitore viene diagnosticata una malattia incurabile, Blake affronta le proprie responsabilità occupandosi degli affari di famiglia e sanando i conti che ha in sospeso con suo padre. Interpretato da Jim Broadbent e Colin Firth fresco di una seconda laurea, stavolta ad honorem, ritirata ieri alla Winchester University, ateneo inglese dove la sua famiglia studia da generazioni, il film, in concorso ad Alice nella città, è diretto da Anand Tucker, già produttore di un altro film con Firth La ragazza dall’orecchino di perla. Del resto anche Broadbent aveva già lavorato con il connazionale nella serie dedicata a Bridget Jones. Sarà per questo che Firth non ha esitato a entrare nel cast accanto a quello che definisce “uno degli attori più dotati al mondo”. Ne abbiamo discusso direttamente con lui che inaspettatamente parla un italiano fluente da far invidia a dei madrelingua.
Anzitutto dove ha imparato a parlare la nostra lingua così bene?
Non saprei! In giro credo. Mia moglie è italiana ma lei non mi ha insegnato niente. A casa quando le faccio delle domande in italiano mi risponde in inglese.
Come sceglie i film a cui prendere parte?
Non seguo un criterio di scelta, ma la sceneggiatura è determinante. Le parole sono fondamentali perché è la materia con cui lavora un attore. Certo c’è sempre la possibilità che un regista sciupi una buona storia, ecco perché mi informo prima sul cineasta e sui colleghi che avrò.
E’ vero che il film è tratto da uno dei suoi romanzi preferiti?
Assolutamente sì. Parla di un tema universale come lo scontro generazionale tra padri e figli. Qualcosa che a tutti capita di sperimentare almeno 2 volte nella vita: una da figli la seconda da genitori. E sono contento di averlo recitato perché questa pellicola è una cosa diversa dal libro. Quello che ha scritto Blake Morrison è impossibile da adattare perché è un racconto interiore e non è lineare dal punto di vista narrativo.
Lei ha una passione per la letteratura e un passato teatrale nella Royal Shakespeare Company. Ha mai pensato di scrivere un copione da interpretare?
Sì e ci ho anche provato ma scrivo malissimo perché mi sento confinato in regole da rispettare e quindi mi annoio subito. In più non sopporterei di condividere quello che ho scritto con regista e altri attori. Quando scrivo lo faccio solo per hobby e sono geloso del risultato.
Ci sono altre commedie romantiche stile “Love Actually” nel suo futuro prossimo?
No. Tra l’altro non sono nemmeno il mio genere preferito. Sono molto più nelle mie corde storie drammatiche o introspettive come questa. Nell’immediato mi vedrete in Genova, nuovo film di Michael Winterbottom ambientato nell’omonima città italiana. Sarò un uomo che decide di portare la figlia a fare un viaggio dopo la morte della moglie. E ho appena finito Mamma Mia! adattamento del famoso musical in cui purtroppo per voi ballo e canto.
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