CNA Cinema e Audiovisivo Lombardia chiede un tavolo di crisi a Regione e Comune

CNA Cinema e Audiovisivo Milano e Lombardia, nei giorni scorsi, ha inviato alla Regione e al Comune di Milano la richiesta di apertura urgentissima di un tavolo di crisi senza ricevere alcun riscontro


È un paradosso: mai come in questo momento la fruizione di prodotti cinematografici e audiovisivi è fondamentale quale ingrediente di una bilanciata gestione del tempo libero da parte degli italiani, eppure mai come in questo momento le imprese del settore cinema e audiovisivo sono in difficoltà e rischiano di non superare la nottata. E la situazione è particolarmente grave in Lombardia, dove il Coronavirus sta colpendo più duramente e dove così importante è il peso del comparto. Le imprese sono circa 2.000 e producono un fatturato di quasi 6 miliardi impiegando ben 20.000 addetti. Il peso economico e occupazionale del settore Cinema e Audiovisivo in Regione Lombardia è di poco inferiore a quello del Lazio, dove, nell’immaginario collettivo “si fa il cinema”. In Lombardia inoltre c’è una prevalenza nel settore di imprese medio-piccole e numerose one man companies, a fronte di poche grandi imprese. Il 75% delle case di produzione ha sede a Milano. L’attività di produzione audiovisiva e di emissione televisiva in Lombardia si intrecciano inoltre con la pubblicità e i new media, i prodotti multicanale, senza contare le imprese che producono e investono in gaming.

L’allarme parte da CNA Cinema e Audiovisivo Milano e Lombardia, che nei giorni scorsi, anche insieme ad altre associazioni e realtà rappresentative del settore in Lombardia, ha inviato alla Regione e al Comune di Milano la richiesta di apertura urgentissima di un tavolo di crisi senza ricevere alcun riscontro diretto. “A seguito degli ultimi decreti nazionali e regionali, che giustamente si preoccupano della tutela sanitaria di aziende e lavoratori, si manifesta a nostro avviso l’urgenza di un sostegno straordinario da parte delle istituzioni regionali. Sostegno da destinarsi alle società di produzione, ai distributori, alle società di promozione, ai lavoratori, fino agli esercenti che hanno dovuto chiudere del tutto l’attività e che rappresentano un fondamentale anello della catena. Lo stop alle attività colpisce inoltre centinaia di maestranze già impiegate su produzioni nazionali ed internazionali attive sul territorio. Alcuni colleghi hanno dovuto abbandonare set e produzioni prima spostate nel Sud Italia e poi definitivamente bloccate. La distribuzione indipendente è bloccata, i Festival cancellati e quindi tutte le attività di promozione, pubblicità dei diversi prodotti audiovisivi vanno di conseguenza”, dichiara Franco Bocca Gelsi, presidente di CNA Cinema e Audiovisivo Milano e Lombardia. “Abbiamo la necessità di essere supportati – prosegue Bocca Gelsi – per non perdere una competitività a livello nazionale e internazionale già compromessa dalle problematiche della crisi economica e dalla mancata applicazione in tempi rapidi della legge quadro Franceschini. E soprattutto chiediamo che tutte, e non solo alcune, istanze di filiera siano ascoltate dalle istituzioni per avere un quadro completo della situazione. Crediamo che si possa e debba agire con linee di intervento urgenti, sulla scorta di quanto si sta facendo con tempestività in altre regioni italiane”.

È infatti notizia fresca che la Regione Lombardia e l’ente preposto Lombardia FilmCommission non hanno dato riscontro a IFC, coordinamento nazionale che riunisce tutte le film commission del Paese, in merito alla compilazione del documento relativo alle differenti misure affrontate dalle Regioni e dalle Film Commission per affrontare l’emergenza in essere. 

“Purtroppo – prosegue ancora Bocca Gelsi – questo è il risultato di una Film Commission regionale che da tempo non è supportata a dovere, né in competenze strategiche né economicamente, che per anni non ha avuto un direttore operativo e che solo nelle scorse settimane ha finalmente visto la nomina di un nuovo presidente dopo mesi di inattività del precedente. Questa inefficienza richiederebbe una riorganizzazione generale del sistema: a partire dalla Legge quadro per arrivare alla mission dell’ente e ai mezzi effettivi con cui l’ente possa raggiungere gli obiettivi. Non vi sono bandi di produzione da anni, nessun sostegno alle imprese, alla formazione, all’internazionalizzazione, nessuna iniziativa di promozione delle aziende del territorio. La nostra esistenza, sia ai mercati nazionali che internazionali è trasparente, perché mai coordinata o valorizzata da quell’ente che sarebbe preposto a farlo. Poi in contesti pubblici si sciorinano dati esaltanti di numero di produzioni audiovisive fatte sul territorio, di attrattività, di servizi erogati e a generici supporti meramente operativi. Insomma la situazione lombarda della Film Commission e l’orientamento regionale in materia di audiovisivo vanno in direzione contraria sia alla Legge nazionale sia a tutte le altre Film Commission, più o meno finanziate. Cosa ci aspettiamo? Essere ascoltati e aiutare ad indirizzare le misure d’emergenza, ma anche e sopratutto progettare il dopo e dare finalmente conto a tutte quelle imprese e professionisti del territorio che fino ad oggi non hanno mai aspettato il sostegno pubblico per lavorare e portare nel mondo la creatività, la qualità, la competitività e perciò il marchio Milano e Lombardia. Ma la intraprendenza imprenditoriale e l’indipendenza sin qui dimostrata rispetto ai sostegni pubblici, non può diventare l’alibi, per la politica e le amministrazioni tutte, per non farsi carico e non rendere conto dell’impegno di queste imprese, di questi professionisti, lavoratori e in prima istanza cittadini, che creano l’intangibile, ma vivono una emergenza tangibile”.

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10 Aprile 2020

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