La Federazione Italiana dei Circoli del Cinema esprime “un giudizio critico” sul ddl cinema, approvato in Senato, e “nutre riserve sul fatto che esso possa rilanciare in modo efficace ed equilibrato tutto il comparto”. Lo sottolinea anzitutto la pervicacia del ddl a favorire specificamente i potentati della produzione audiovisiva commerciale – informa una nota – e gli interessi economici presenti nel mondo del cinema e dell’audiovisivo, orientati più verso una propensione mercificante e subalterna al piccolo schermo che a quello culturale. Nel testo sia la promozione culturale cinematografica che la produzione e la distribuzione autoriale e indipendente risultano fortemente marginalizzate, con il risultato di depotenziare l’obiettivo complessivo di uno sviluppo armonico del sistema cinema nazionale”.
“Il ddl, inoltre, per la sua operatività – prosegue la nota – fa riferimento a diversi decreti attuativi che avranno il compito di regolare e governare indirizzi che appaiono ancora troppo generici, come lo sono ad esempio quelli sul recupero di sale cinematografiche dismesse nei piccoli centri o sullo sviluppo dell’alfabetizzazione audiovisiva nelle scuole, che non chiariscono come e chi possa attuarli; le associazioni nazionali di cultura cinematografica, su questi ed altri punti qualificanti, sarebbero potute diventare un punto di riferimento preciso. Nel nuovo testo, la Ficc e le associazioni di cultura cinematografica sono invece quasi ridotte ad assolvere il semplice ruolo passivo di sale da proiezione, alla stessa stregua delle sale religiose a discredito del principio di tutela della laicità dello Stato”.
“La Ficc – si legge ancora – è impegnata ora a sollecitare le opportune modifiche tese a ridurre le incongruenze e i forti squilibri presenti, ad attivare gli spazi per una più ampia e larga partecipazione associativa, resi già angusti con i tagli delle spese generali previsti nei nuovi decreti attuativi sulla promozione cinematografica. In questa ottica di riequilibrio, la Ficc ritiene che si debba rendere effettiva, come auspicato anche dall’Anac e da altre associazioni di settore, una quota prossima al 20% del fondo da destinare esclusivamente alla promozione dell’associazionismo culturale cinematografico e audiovisivo, dei cinema d’essai, della produzione e distribuzione indipendenti, al netto rispetto ai costi di gestione delle Istituzioni citate dall’art. 25 del ddl”.
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