“All’inizio sono rimasta sorpresa e perplessa che una grande rete commerciale volesse portare la letteratura italiana in tv. Ma ho trovato alle mie spalle un forte sostegno. E mentre giravo ho capito che dentro a questo romanzo ottocentesco c’erano cose molto attuali e personaggi molto moderni, come Luisa, una donna forte che cerca giustizia. Spero solo che questa scelta audace venga ripagata da un buon ascolto”. La cineasta Cinzia Th Torrini, fiorentina, classe 1954, ha diretto con la consueta maestria Piccolo mondo antico, film-tv in costume, ennesima trasposizione del romanzo di Antonio Fogazzaro datato 1895. Due le puntate, in onda domani e giovedì 15 febbraio alle 21 su Canale 5. Intimorita ma non troppo dall’immancabile confronto con la pellicola che Mario Soldati diresse nel 1941 con Alida Valli e Massimo Serato, la Torrini ha anzi voluto omaggiare con alcune scene sia Soldati che il geniale Visconti. In Piccolo Mondo Antico c’è infatti un ballo molto sontuoso che ricorda quello de Il Gattopardo, tra costumi e scenografie simili, oltre alla sfolgorante bellezza di Claudia Pandolfi, paragonata subito alla Claudia Cardinale viscontiana. Prodotto con oltre 10 miliardi dalla Videotrade Audiovisivi di Angelo Rizzoli per Mediatrade, il film continua a calcare il filone caro alla struttura presieduta da Maurizio Costanzo della rilettura dei grandi romanzi classici e delle radici risorgimentali. Inaugurato coi capolavori francesi I Miserabili e Nanà, non premiati dagli ascolti, proseguirà con Cuore, appena finito di girare. Azzeccatissimi, superbi nella recitazione e perfettamente a loro agio nei sontuosi abiti dell’epoca, i protagonisti: Alessandro Gassman, il giovane aristocratico sensibile agli ideali di patria Franco Maironi, Virna Lisi, la “cattivissima” Marchesa Orsola, nonna di Franco, che farà di tutto per ostacolare il suo matrimonio con la bella e umile Luisa, interpretata da Claudia Pandolfi. Che afferma: “Finalmente con storie come questa siamo tornati a recitare, senza nascondere nessuna forma di romanticismo, anzi dando sfogo alle passioni e ai tormenti dei nostri personaggi”.
Cinzia Torrini, perché ha scelto di girare questo film-tv?
Il mio ricordo di Piccolo Mondo Antico, fino allo scorso anno, era legato alla noia dei banchi di scuola e ad alcuni flash di uno sceneggiato tv visto da piccola. Rileggendo il libro ho invece scoperto che c’erano dentro tutti gli ingredienti per una bellissima storia. D’amore contrastato, di passioni, drammi, grandi ideali e, soprattutto, c’era un personaggio femminile molto moderno per quel tempo e attuale ancor oggi.
Si è andata a rivedere il film di Mario Soldati del 1941?
Sì, e mi ha subito conquistato. Vedere come già allora avesse girato alcune scene, come quella della pioggia e il finale, mi ha fatto scattare definitivamente il senso positivo della sfida. Sia il romanzo che il film enfatizzano la caratterizzazione grottesca di molti personaggi di contorno. Con gli sceneggiatori Massimo De Rita e Ottavio Iemma abbiamo preferito accennare solo ad alcuni: il professor Gilardoni (Enrico Bruschi), il Casotti (Franco Diogene) e la sorda Barborin. Per lasciare più spazio alla storia contrastata tra Franco e Luisa, e inventando al tempo stesso alcune scene d’azione. Il personaggio di Franco è più forte, più romantico, meno in balia degli eventi. La marchesa Orsola nel film di Soldati è una caricatura cattiva e grottesca. Con Virna Lisi abbiamo cercato invece di darle un realismo e, soprattutto, di giustificare quelle azioni che potrebbero, altrimenti, apparire come cattiverie gratuite.
Linguaggio e scelte stilistiche della pellicola?
Cinematograficamente ho cercato di usare un linguaggio moderno, affinchè lo spettatore possa “entrare” dentro il film senza quei pregiudizi che si hanno rispetto a un film in costume. La produzione ha messo a disposizione il budget necessario per poter fare le scelte giuste: dalla sontuosità dei costumi – alcuni sono quelli originali de Il Gattopardo – fino all’ottimo livello della troupe, sia tecnica che artistica. Ancora prima delle riprese ha voluto che il musicista Savio Riccardi componesse il tema del film. Questo mi è servito per dare agli attori lo stato d’animo giusto durante le preparazioni delle scene.
Dove avete girato e per quanto?
In 11 settimane sul Lago di Como e Lugano e, poi, nei dintorni di Roma. Volendo risparamiare saremmo potuti andare a girare sul lago di qualche paese dell’Est europeo. Ma, avendo “annusato” con lo scenografo i posti descritti da Fogazzaro, abbiamo scoperto che molti angoli della Valsolda, sul lago di Lugano, erano rimasti tali e quali. Perfetti per le nostre location.
Qual è stata per lei la cosa più difficile?
Tutta l’impresa è stata stimolante ma non certo facile. Ho dovuto imparare da capo molte cose. Le buone maniere, il galateo, il modo di muoversi delle donne dell’Ottocento: comportamenti così diversi da quelli attuali. Ma grazie alla collaborazione di Millenotti e Bronzi, il costumista e lo scenografo, dopo aver visionato decine di film in costume e sfogliato pile di libri con disegni e stampe dell’epoca, il quadro si è ricomposto. Un quadro illuminato dalla magica fotografia di Gino Sgrava.
Ci spieghi la modernità di questo lavoro.
Nel film, come nel romanzo, risalta molto bene il rapporto dei personaggi con Dio, la fede, la religione. Sentimenti di grande attualità, bisogni che appartengono anche all’uomo del 2000.
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