La ricerca di un sostituto in grado di reggere il confronto con il fascino di un conte “prezioso”, una corsa contro il tempo per andare incontro alle esigenze dell’emittente, una staffetta con il suo “secondo” (Stefano Alleva) al quale ha lasciato il timone in modo da avere il tempo per dedicarsi al montaggio delle prime sei puntate: per Cinzia Th Torrini, Elisa di Rivombrosa è una sfida continua.
Prodotta per Mediaset dalla Tpi di Guido e Maurizio De Angelis questa seconda serie ha un cast quasi del tutto invariato (solo Alessandro Preziosi ha abbandonato dopo due puntate per lasciare il posto al quasi sconosciuto Antonio Cupo) e molte new entry tra cui spiccano quelle di Fiorenza Marchegiani e Monica Scattini.
Stasera, mercoledì 21 settembre, alle 21 su Canale 5 partirà l’attesissimo seguito delle gesta di questa eroina del ‘700 tanto simile alle giovani donne della nostra epoca e la Torrini, regista fiorentina con il cinema nelle radici (Giocare d’azzardo e Hotel Colonial), aspetta il responso del pubblico televisivo come se accompagnasse una persona cara al suo debutto in società.
Per Cinzia Th Torrini la seconda edizione di “Elisa di Rivombrosa” è un atto dovuto all’affetto del pubblico o un naturale prosieguo di un discorso non effettivamente concluso?
Tutte e due le cose. Elisa 2 è sicuramente una risposta all’affetto, alla passione che il pubblico ha mostrato nei confronti della fiction durante la scorsa stagione e allo stesso tempo la continuazione di una storia non del tutto esaurita. Elisa aveva tante cose da raccontare ancora, tanti valori, tanti ideali da mostrare. In questa seconda serie rimarrà presto da sola a badare alla sua casa e alla sua bambina. Dimostrerà di potersela cavare da sola anche in situazioni particolarmente difficili.
Come mai una fiction in costume per parlare di mete e ideali decisamente vicini alla modernità?
Ma era proprio questa la sfida che volevamo affrontare quando è nato il progetto. Era una cosa nuova. Io stessa avevo girato un’altra fiction in costume, Piccolo mondo antico ma era una miniserie di due puntate. La lunga serialità andava affrontata con una mano tesa alle situazioni del presente. Bisognava tenere il pubblico con il fiato sospeso con una storia romantica ambientata sì nel ‘700, ma non lontana dalla gente che stava davanti allo schermo.
Sono questi gli ingredienti giusti per confezionare una fiction di sicuro successo?
Non solo questi. Ci vuole una buona dose di fortuna, un’equipe che provenga dal cinema e che ti garantisca quindi un prodotto di qualità, una buona storia, un gruppo di attori sconosciuti ma bravi: Preziosi e la Puccini erano praticamente alle loro prime esperienze davanti alla macchina da presa.
A proposito di qualità, sia in Rai che a Mediaset non si stancano di dire che la fiction non è più un sottoprodotto del cinema.
Dopo aver iniziato a fare film per il grande schermo sono approdata in tv alla fine degli anni ’80. A quell’epoca c’era effettivamente più libertà, si potevano raccontare storie molto forti, particolari. Oggi non è proprio più così, ma è vero che si possono raggiungere livelli qualitativi molto alti. Il pubblico che va al cinema è diverso da quello televisivo, ma poi neanche così tanto, e di conseguenza lo possono essere anche i tipi di film proposti. La gente a casa non sta necessariamente seduta davanti allo schermo per tutta la durata del film, può alzarsi, andare in bagno, in cucina. Ma proprio per questo il nostro lavoro può essere considerato più difficile: bisogna cercare di tenere costantemente desta l’attenzione.
Magari assecondandone i gusti.
A me piace di più stupirlo, aprire nuove strade. Sì, preferisco di gran lunga la sorpresa.
Quindi non ci sarà un’Elisa 3?
Per quanto mi riguarda lo considero un discorso chiuso anche se molto spesso mi ritrovo a guardare le puntate di questa fiction con la passione di una fan. Ma per il futuro preferisco concedermi il tempo di ricaricare le energie per creare poi qualcosa di nuovo, ancora per la televisione o forse per il cinema. Chissà!
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