CINEMA MUTO. ANZI MUSICAL


La caratteristica principale del Festival delle Rimusicazioni di Bolzano è quella di essere l’unico nel suo genere in Italia e, pare, in Europa. I partecipanti scelgono un film muto e ne compongono la colonna sonora, senza limiti di genere o durata ma soprattutto senza modificare l’opera originale.
Il concorso si è svolto dal 24 al 25 novembre presso il Nuovo Cinema Kinoki, dopo la due giorni della giuria che il 17 e il 18 novembre ha visionato più di trenta opere provenienti da tutta l’Europa. Tra i membri Marco Fiumara, fonico cinematografico ultimamente collaboratore sul set di Gangs of New York di Scorsese, Tiziano Popoli, musicista e insegnante di musica informatica, Alessandra Penitenti, arpista, ed Emanuele Quinz, esperto di estetica dei nuovi media e professore all’Università di Parigi 8.
Andreas Perugini, che con Luca Stancher ha ideato e organizzato il Festival per conto dell’Associazione Culturale Harlock, crede che l’abbinamento di opere d’arte spesso dimenticate dell’epoca del muto con musica moderna o contemporanea (jazz, minimalista) possa creare ibridi suggestivi e di alto valore artistico. Per convincersi di quanto ciò sia vero basterebbe vedere alcune delle opere premiate al Festival.
Il primo premio della Giuria (3.000.000) è andato a Loїc Djian per la rimusicazione di People on Sunday, film muto di Robert Siodmak e Edgar G. Ulmer (sceneggiato dal giovane Billy Wilder ancora in Germania). Il musicista francese sceglie un misto di suoni e canzoni non originali, spesso registrate al contrario, per portare alla luce il dato psicologico dei personaggi piuttosto che accompagnare semplicemente le immagini.
Metropolis (Fritz Lang) – rimusicato da Bob Kennedy e Calum Stiling – e una “compilation” di corti di Méliès si sono aggiudicati invece il terzo premio ex-aequo di 900.000 lire (il secondo premio non è stato assegnato). Gli autori di Metropolis, che hanno scelto un film difficile, se non altro per l’inevitabile e immediato paragone con la rimusicazione di Giorgio Moroder costruiscono un commento puntualissimo all’opera, portandone alla luce gli aspetti industriali e coreografici.
Il premio topo d’archivio è andato alla rimusicazione di L’uomo meccanico di André Deed (1921), una surreale pellicola diretta da Cretinetti, un Buster Keaton d’importazione, restaurata negli anni ’70 ma raramente proiettata. Mentre tra le Menzioni Speciali vale la pena ricordare la splendida rimusicazione di Vincenzo Mancuso di La coquille et le clergyman di Germaine Dulac. Anche questo è uno dei casi non rari in cui grazie alla rielaborazione musicale molti passaggi di un’opera sperimentale del muto acquistano un senso nuovo e un nuovo spessore. Infatti, come dicono gli organizzatori, alla base del Festival (alla sua terza edizione) “oltre alla sperimentazione di nuove colonne sonore e la relativa scoperta o affermazione di autori della sonorizzazione e del montaggio, è l’istanza creativa prodotta dall’interazione musica-immagine e la riscoperta di opere che rischiano di essere perdute o dimenticate, lasciate ai margini della distribuzione come dell’immaginario collettivo delle nuove generazioni”.

autore
28 Novembre 2001

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