Esce il 4 giugno con BIM la commedia brasiliana E’ arrivata mia figlia! di Anna Muylaert, regista di successo in patria così come le protagoniste Regina Casé e Camila Màrdila, premiate dalla giuria del Sundance. Il film è stato inoltre vincitore del premio del pubblico della sezione Panorama della Berlinale. Questi riconoscimenti hanno contribuito a far sì che la distribuzione mondiale se ne interessasse, e così ora abbiamo la possibilità di conoscere anche in ltalia l’opera di questa interessante autrice giunta in realtà già al suo quarto lungometraggio.
La storia si incentra su Val, una governante a tempo pieno che prende molto sul serio il suo lavoro. Indossa un’inamidata uniforme da domestica mentre serve tartine impeccabili, è al servizio dei suoi facoltosi datori di lavoro di San Paolo ogni santo giorno e accudisce amorevolmente il loro figlio adolescente fin da quando era piccolo. Ogni cosa e ogni persona ha il suo posto nell’elegante abitazione, finché un bel giorno l’astuta e ambiziosa figlia di Val, Jessica, arriva dalla città natale della donna per fare i test di ammissione all’università. La presenza di Jessica, giovane risoluta e sicura di sé, spezza il tacito e tuttavia rigido equilibrio di potere della casa e Val deve decidere con chi allearsi e che cosa è disposta a sacrificare.
“Ho iniziato a lavorare sull’idea di questo film 20 anni fa – dice la regista – quando ho avuto mio figlio. Inizialmente si sarebbe dovuto chiamare La porta della cucina, e lo avevo pensato in un’ottica diversa, calato in un’atmosfera di ‘realismo magico’, ma mi sono resa conto che farlo come volevo sarebbe stato troppo complicato all’epoca, per cui mi sono dedicata ad altro per 8 anni, finché non sono riuscita a trovare l’ispirazione per modificare la sceneggiatura. A quel punto è entrata in scena la figura di Jessica, che nella prima versione era la tipica figlia della donna di servizio che arriva a San Paolo per fare la manicure. Dopo Lula è cambiata la società brasiliana e dunque non mi piaceva questo cliché che non rispecchiava più la realtà e non volevo nemmeno il classico happy ending. Mi sono ispirata a varie persone e nello specifico per Val a una tata che c’era a casa di mia madre, e che come lei era obbediente ma sempre di cattivo umore, nemmeno fosse lei la padrona di casa. In genere io scrivo la sceneggiatura ma chiedo agli attori che non la imparino a memoria perché mi piace che ci sia un po’ di improvvisazione sul set, anche se controllata. Regina Casé è un’attrice molto famosa ma non recitava da 15 anni perché ha un suo programma tv, perciò le dicevo di non imparare a memoria ma a un certo punto era stanca e arrivava sul set con la parte imparata a memoria perché diceva che non ce la faceva più a fare come le chiedevo. Quando ho finito di scrivere però ho subito pensato a lei perché è una brava attrice e fisicamente è così come si vede, non fa palestra, non è magra e non ha fatto plastiche, è una persona normale con un viso normale e tra l’altro è anche un mix di razze, in parte nera, bianca e india”.
Ma com’è essere una regista donna in Brasile? “La situazione è migliorata rispetto a prima, ci sono più soldi, ma si fanno troppi film quindi siamo da capo a dodici. Nonostante i premi devo ancora ripagare parecchi debiti. Questo vale per tutti, uomini e donne. Ma io credo che ci sia un modo femminile e un modo maschile di affrontare le cose. L’approccio maschile è quello di volere subito il successo mentre quello femminile è un pochino più umile. Io ad esempio ho lavorato moltissimo come sceneggiatrice e in altri reparti prima di fare un film e questo per me è stato un bene perché avendoci messo tanto tempo ho acquisito sicurezza e rispetto sul set da parte di chi lavora con me”.
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